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RIPOSI LAVORATIVI ED OMELIE PASQUALI
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Comunicato 
24 aprile 2000 0:00
 


L'IPOCRISIA DELL'ARCIVESCOVO DI FIRENZE CONTRO I DIRITTI DEI CONSUMATORI E DEI LAVORATORI

Firenze, 24 Aprile 2000. L'arcivescovo di Firenze ha colto l'occasione dell'omelia pasquale per ricordare che, in base ai dettami della Chiesa cattolica apostolica romana, i lavoratori hanno diritto al riposo domenicale, in particolare in occasione della domenica di Pasqua.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Sara' bene ricordare a monsignor Piovanelli che questo diritto al riposo e' sancito da qualunque contratto di lavoro, anche senza far riferimento a questo o quel credo religioso.
Nello stesso e' bene ricordare all'arcivescovo di Firenze che, mentre lui pronunciava questa omelia, c'erano diverse persone che stavano lavorando per lui, nello stesso Duomo di Firenze in cui parlava, per far si' che lui potesse esprimere proprio quei concetti di condanna del lavoro domenicale.
Non solo, ma con gli addetti al Duomo, lavoravano anche quasi tutti i ristoratori di tutte le citta' italiane e non solo, e con loro: gli addetti ai musei (finalmente!), ferrovieri, poliziotti, ospedalieri, adetti alle informazioni, taxisti, albergatori, controllori di volo, e "chi piu' ne ha piu' ne metta"; cioe' una quantita' di persone che se diciamo che si tratti di quasi un terzo di tutti coloro che lavorano, non faremmo offesa ad alcuno.
Evidentemente tutte queste anime, per monsignor Piovanelli, non contano come quegli operai che fanno il loro turno per la costruzione della Tav Firenze-Bologna, che lui stesso ha portato come esempio di sacrilego lavoro domenicale e pasquale. Probabilmente non contano perche' dire che il mondo (compreso quello della Chiesa romana) funziona anche di domenica grazie a chi ci lavora, non fa notizia di rilievo, mentre fa notizia lacrimosa quella delle mamme del sud che invocano riposo per i lavoratori delle gallerie della Tav. Ci sono tutti gli elementi del mammismo apostolico che porta a far luccicare gli occhi dei piu' ingenui.
E' evidente che l'arcivescovo fiorentino fa opera di ipocrisia al fine di strumentalizzare l'esistente al suo assolutismo. E invece di preoccuparsi -come crediamo sarebbe sua missione apostolica- di portare la sua chiesa nel cuore di ogni potenziale cattolico, non trova di meglio che accusare il mondo pagano delle sue incapacita' apostoliche, auspicando l'impossibile, cioe' un mondo immobile prono al suo dio e, soprattutto, al verbo di uno dei suoi maggiori pastori.
In un'epoca in cui abbiamo bisogno di citta' che funzionino 24 ore su 24 per garantire ad ognuno (compresi i lavoratori notturni, festivi .. e delle chiese cattoliche romane) l'uso dei suoi diritti -dagli acquisti ai divertimenti- l'arcivescovo fiorentino non ha trovato di meglio che rimarcare che la sua chiesa e' superiore a tutto e ad ognuno, alla faccia dell'apostolato e delle preghiere papali in ogni luogo e per tutti, compresi gli atei.
In un sol colpo, monsignor Piovanelli, ha dato un fulgido esempio di come si attaccano e si chiede la restrizione dei diritti dei consumatori e dei lavoratori, e soprattutto della loro liberta' di essere tali.
 
 
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