Il prezzo del biglietto dell'Atac, l'azienda comunale dei trasporti romana, è di 6 euro ma l'utente paga 1,5 euro (1).
Chi paga la differenza?
I contribuenti italiani, con una ulteriore aggiunta per i contribuenti romani.
Come mai?
I comuni hanno prevalentemente una finanza trasferita dallo Stato, vale a dire che lo Stato incassa le tasse che le utilizza per le proprie spese e per il trasferimento agli enti locali. Quindi, tutti i contribuenti italiani concorrono a pagare la differenza tra costo vero del biglietto dell'Atac, cioè 6 euro, e quello pagato dall'utente, cioè 1,5 euro.
Perché i romani pagano di più?
Perché, oltre alle tasse nazionali, pagano una addizionale Irpef che, tra l'altro, è la più alta d'Italia.
Come si arriva al costo del biglietto Atac di 6 euro?
L'utente paga il biglietto 1,5 euro, al quale si aggiungono 3,4 euro di tasse del contribuente, 0,7 euro di perdite e 0,4 euro di varie.
Totale 6 euro.
Ai contribuenti, l'Atac è costata qualcosa come 7 miliardi in 9 anni. Il costo vettura kilometro dell'Atac è superiore del 50% rispetto alla analoga azienda di Milano e del 100% rispetto alle migliori aziende di trasporto europee. Il costo dell'Atac è dovuto per il 50% al personale mentre l'evasione rappresenta un costo del 10%.
Ogni mese che passa l'Atac brucia 60/70 milioni di soldi pubblici.
L'11 novembre prossimo, a Roma, si terrà il referendum consultivo sull'Atac, per mettere a gara il servizio di trasporto pubblico romano, alla quale potranno partecipare aziende pubbliche e private.
Non si tratta, quindi, di privatizzare il servizio ma di liberalizzarlo, cambiando in meglio e tagliando lo spreco di denaro del contribuente.
La gara funzionerebbe così:
a) il Comune predispone il bando nel quale sono fissate le regole di partecipazione, compreso il costo del biglietto;
b) le aziende, pubbliche e private, partecipano alla gara;
c) il Comune controlla l'azienda vincitrice per il rispetto delle regole fissate nel bando.
Per legge nazionale è prevista la ricollocazione del personale nella fase di ristrutturazione del servizio.
I quesiti sono due: uno per la messa a gara del servizio di trasporto pubblico e l'altro per la promozione di servizi di trasporto collettivi non di linea.
Non rimane che andare a votare e mettere la crocetta sui due SI.
(1) Andrea Giuricin, docente di Economia dei Trasporti, Università Bocconi - Milano