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WEEK END DI MORTE SULLE STRADE
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Comunicato 
13 dicembre 1999 0:00
 

IL RISULTATO DI UNA POLITICA DEI TRASPORTI TUTTA INCENTRATA SULLA QUALITA', ABBANDONANDO LA QUANTITA' A SE' STESSA.

Firenze, 13 Dicembre 1999. Un tragico week end con una trentina di morti sulle strade.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Un dato che dovrebbe far riflettere sulle politiche relative al trasporto privato su gomma. Un dato che non ha paragoni con le urla lanciate nelle scorse settimane per quella che e' stata chiamata "emergenza ecstasy", e che non e' degno di conquistare le prime pagine dell'informazione: e' il morto a cui ci siamo abituati, a cui non si fa piu' caso, anche perche' occuparsene non fa "trend", cosi' come tutti i cosiddetti pacifisti che sembrano non accorgersi delle stragi in corso in alcuni dei Paesi dell'ex-Urss … non e' trend! Ma i morti -sulle strade o sotto le bombe- sono sempre morti, frutto di violenza, terribilmente uguali fra di loro!
E su questa tragedia non si interviene con politiche che potenzino i mezzi pubblici, rendano vivibili le citta' con investimenti per la costruzione di metropolitane o tramvie di superficie, e che rendano altrettanto vivibili e sicure le strade provinciali, comunali e le autostrade.
Il contraltare diventa quasi criminale. Stiamo parlando di chi fantastica (come oggi l'Unrae, gli importatori di veicoli esteri) su nuove politiche di rottamazione delle automobili, perche' tutti possano continuare ad usarle cosi' come fanno oggi, e chi non ce l'ha, si senta super-stimolato a comprarla. Un contesto che ben si sposa con le proposte del ministro dell'Ambiente che vorrebbe tutti a piedi per due domeniche al mese.
Il quadro che si presenta e' il seguente: tutti in macchina -catalizzata ovviamente- in coda o a correre come dannati per 6 giorni alla settimana, mentre il settimo si lavano la coscienza lasciando l'auto ferma, e il lunedi' successivo tutto ricomincia. Nel frattempo c'e' un'industria che studiera' di tutto per dimostrare che quel modello che va oggi, domani non andra' perche' inquina in modo piu' raffinato. E amministratori e governanti che -ricatti sindacali e ricatti imprenditoriali- continueranno a studiare chissa' quali novita' perche' le auto continuino ad essere al centro del nostro sistema di trasporto, con infrastrutture -urbane ed extraurbane- concepite quando c'erano solo le carrozze a cavalli.
Tutti insieme per evitare accuratamente il problema, che e' marginalmente di qualita' e tutto di quantita': la crescita smodata della quantita' e' quella che ha fatto sorgere tutti i problemi di qualita', e non c'e' peggior medico di chi ostinatamente ignora il problema -per ignoranza o malafede, poco importa.
Il ministro degli Interni, secondo noi, avrebbe questa priorita', altroche' gli spinelli dei ragazzi.
 
 
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