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L'arbitro e' cornuto per definizione
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Editoriale di Vincenzo Donvito
21 ottobre 2009 7:17
 
"L'arbitro e' cornuto per definizione". Arbitro e corna. Due parole molto diffuse nella nostra cultura, nel nostro quotidiano. Abbiamo anche il capo del Governo che contribuisce a mantenere questa nomea italica nel mondo, materialmente ed umanamente. Arbitro e corna. Parole che quando vengono affiancate determinano la nostra frase:
- cornuto e' espressione offensiva, partendo dal presupposto che il tradimento in amore sia tra i massimi sgarri che possano essere fatti tra umani;
- arbitro... senza gli arbitri non si fa nulla? Nelle partite di calcio, non nella vita. Anche se in questi ultimi decenni la "moda" degli arbitri e' diffusa: azioni extragiudiziali, conciliazione nelle telecomunicazioni, in banca, etc. Ma le conciliazioni, siccome c'e' sempre una parte piu' forte (l'azienda) e una piu' debole (l'utente/consumatore), pendono sempre dalla parte del piu' forte. Con le eccezioni, per carita', ma talmente poche che servono solo a confermare l'andazzo. Parte piu' forte perche' se non accetta di conciliare e teme di essere portata in giudizio, ha dalla sua uno stuolo di avvocati ben pagati contro il cittadino che, almeno per importi non eccedenti i 500 euro, dovrebbe fare da solo.... chi se la sente?
Ecco quindi che e' confermato che, per il cittadino utente e consumatore, "l'arbitro e' cornuto per definizione". Serve poco e quindi lo si puo' svillaneggiare.
Nonostante questo, nel mondo parallelo alla realta' quotidiana di un utente e consumatore, la "moda" dell'arbitro sembra diventata un "virus": si diffonde a macchia d'olio. Anche con nomi di fantasia che dovrebbero farlo sembrare piu' cattivo di quello che e': il ministro Renato Brunetta per tirare le orecchie alla pubblica amministrazione e rimetterla in carreggiata, non facendo pagare i danni che ha provocato con le sue sbandate, ha chiamato class action una tipica azione di conciliazione, anche se un po' piu' spinta (*). Cosi' in tanti si lavano la coscienza in pubblico e fanno credere di aver facilitato il cittadino. Ma cosi' non e'. E' solo un'illusione che, quando si manifesta come tale, incattivisce questo cittadino e lo rende ancor piu' nemico di istituzioni, garanti e legislatori ai vari livelli. E' lo sfascismo!
A nostro avviso, per non farsi sopraffare c'e' solo un metodo: far si' che nei giudizi in cui ci viene data ragione i rimborsi economici siano molto cospicui; altrettanto cospicue le multe delle varie Autorita' per aver violato delle norme. I nostri interlocutori, in clima di sfascio istituzionale e di gara a chi e' piu' arrogante e violento nei confronti dei piu' deboli, non conoscono altra musica. Vogliono farci credere di essere parte di una societa' e di contribuire alla sua stabilizzazione e crescita, ma non e' cosi': fanno solo i loro interessi in dispregio di quelli degli altri, dispregio che e' alimento essenziale su cui basano la loro crescita. Questo vale per tutto: dalle banche ai gestori telefonici, dai gestori di servizi di pubblica utilita' (acqua, energia) alla scuola.
 
 
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