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Un buon motivo per chiedere l'abrogazione del Concordato tra Stato Italiano e Stato del Vaticano
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Editoriale di Vincenzo Donvito
23 giugno 2010 8:22
 
Crescenzio Sepe, cardinale di Napoli e indagato che ha ricevuto un avviso di garanzia per corruzione dalla Procura della Repubblica di Perugia per il malaffare del G8, ha fatto sapere che tutto il suo operato era autorizzato dal Vaticano e tutto quello che ha fatto era per il bene sempre del Vaticano.
Nel secolo scorso, a meta' degli anni Novanta, quando esplodevano i vari casi legati alla corruzione che transitava attraverso partiti tipo Democrazia Cristiana, Partito Socialista Italiano, Partito Socialdemocratico Italiano, Partito Comunista Italiano, Partito Liberale Italiano, Partito Repubblicano Italiano, uno dei motivi conduttori dei vari inquisiti era -semplificando anche terminologicamente- che non avevano rubato per se' ma per il partito.
Una similitudine tra il cardinale e i ladri di Tangentopoli c'e', pur considerando per il nostro cardinale non e' stato condannato ma e' indagato. Entrambi hanno messo le mani avanti vantando la “causa di servizio” per cui agivano. Se la storia e' fatta di corsi e ricorsi, per il Vaticano si prospetta anche l'arrivo, come e' stato nel mondo politico, di chi rubava “anche” per se', nonche' una rivoluzione che spazzi via tutto l'apparato che ha consentito il malaffare e l'arrivo di un neo-Berlusconi della Chiesa romana.
Ma questa e' politica o fantapolitica, chiamiamola come ci pare piu' opportuno ed ha alcuni appassionati che ci vivono, nonche' tutti i cittadini che ne subiscono le conseguenze.
Vediamo i risvolti per i cittadini utenti e consumatori.
Nella politica “al di qua del Tevere” (Italia) le conseguenze di quel modo che a meta' degli anni Novanta i potenti avevano di rapportarsi alla cosa pubblica sono state disastrose e continuano ad esserlo: la corruzione e il favoritismo sono ancora e meglio l'elemento dominante nella vita politica, economica e sociale, con in piu', rispetto al passato, che oggi e' tutto piu' sfacciato: ai partiti confessionali che nel secolo scorso rubavano, corrispondeva una vergogna e una morale cattolica romana che faceva nascondere e rendere meno visibile il malaffare; ai partiti del malaffare di oggi (tutti tranne piccole eccezioni, piu' che altro dovute a specifiche persone) questa vergogna e questa morale non appartengono, sostituita dalla sfacciataggine e dalla arroganza di chi, sapendo di poter comunque mantenere il potere, lo palesa in tutti i momenti.
Nella politica “al di la' del Tevere” (Vaticano), Concordato (1) era quando gli scandali erano quelli della banca dello Ior e Concordato sara' domani quando e se la questione del cardinale Sepe dovesse giungere a incriminazioni e condanne. Concordato significa che le ragioni di un accordo con uno Stato estero hanno piu' valore dei nostri codici e se, come nel caso Sepe, il nostro cardinale sara' riconosciuto come il faccendiere immobiliare della cricca che faceva strazio dei pubblici appalti e del denaro pubblico, per lui scattera' l'immunita'. Non solo, ma anche la conferma della bonta' del Concordato e la sua ragion d'essere come accordo bilaterale tra due Stati sovrani, l'Italia e il Vaticano (la sovranita' alla bisogna e' un'altra delle caratteristiche culturali che il nostro ordinamento giuridico-istituzionale ha ereditato dal diritto ecclesiastico).
E il cittadino utente e consumatore, cosi' come ha pagato per Tangentopoli e continua a pagare per l'attuale corruzione, cosi' fara' per quel che combina il Vaticano sul nostro territorio coi nostri soldi.
Siamo proprio sicuri che il Concordato e' quello che ancora ci serve nel rapporto con una confessione religiosa, pur se la medesima, per ora, ce la tiriamo dietro grazie all'art.7 della Costituzione (2)? Vale la pena continuare a pagare questo prezzo?

(1) il Concordato dell'11 febbraio 1929, parte dei Patti Lateranensi, fu stipulato da papa Pio XI con Benito Mussolini per il Regno d'Italia; riconosciuto dalla Repubblica Italiana, e' stato sostituito con l'accordo di Villa Madama del 18 febbraio 1984, firmato dal cardinale Agostino Casaroli per papa Giovanni Paolo II e dal presidente del Consiglio Bettino Craxi.
(2) Articolo 7: "Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale".
 
 
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