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Un calcio alle corporazioni
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Editoriale di Domenico Murrone
15 aprile 2006 0:00
 
Cosi' il dizionario De Mauro definisce il termine Corporazione:
accezione specialistica. Termine storico risalente alla Roma antica, unione di individui accomunati dalla stessa funzione o professione. In eta' medievale e sino al XVIII sec., associazione di persone svolgenti lo stesso lavoro e riunite per la difesa degli interessi comuni: la c. dei mercanti fiorentini. Nel periodo fascista, organo di diritto pubblico che riuniva i sindacati fascisti dei lavoratori e dei datori di lavoro, cui erano attribuite funzioni normative, consultive e conciliative.
accezione comune. Associazione, categoria professionale molto compatta nel difendere i propri interessi: la c. degli avvocati, dei medici.

Il termine ha avuto molti significati che simbolicamente hanno descritto le diverse epoche. Si va dallo splendore che ancora oggi viene associato alle corporazioni fiorentine, che ci richiamano alla mente la ricchezza e la capacita' di innovazioni del Rinascimento toscano. Poi si passa al periodo fascista, dove le corporazioni venivano istituzionalizzate dal Governo Mussolini, con tutti i richiami al regime del Ventennio.

Nel Secondo Dopoguerra i Governi repubblicani hanno mantenuto in essere alcune corporazioni. A cominciare dai cosiddetti ordini professionali: notai, giornalisti, avvocati, medici, commercialisti, ingegneri, architetti, farmacisti, veterinari. Si tratta di veri e propri enti pubblici che regolano l'accesso alla professione, le tariffe (... quelle minime da applicare) e altro ancora.
Accanto a queste si sono formate altre corporazioni che seppur non istituzionalizzate, mantengono un potere, riuscendo a condizionare il legislatore in fatto di riforme, tentando in tutti i modi di mantenere i molti privilegi: agricoltori, produttori di latte, impiegati pubblici, aziende inserite in settori protetti e/o monopoliste (telecomunicazione ed energia), ecc.

Questo tipo di organizzazione sociale e' del tutto incapace di rendere un Paese dinamico e in grado di offrire a consumatori e utenti prodotti e servizi di qualita' a prezzi competitivi. Da piu' parti, infatti, si auspica -se non altro- una radicale modifica della situazione. Ma non appena si parla di riforme, ecco spuntare l'interesse nazionale che tali corporazioni garantirebbero.
Ora e' tutto da spiegare come le parcelle laute di un notaio garantiscano la crescita dell'Italia. Oppure, il fatto che non poter acquistare dei farmaci da banco in un supermercato tuteli il consumatore.
L'esempio piu' lampante di questa difesa corporativa la forni' qualche anno fa Antonio Fazio, l'ex Governatore della Banca d'Italia. Dopo aver auspicato la necessita' della riforma pensionistica per tutti gli italiani, disse che il sistema per i dipendenti della Banca centrale doveva rimanere immutato. Il tutto giustificato dall'importante ruolo svolto dai funzionari a tutela dell'interesse nazionale. Si e' visto poi come Fazio abbia contribuito al prestigio dell'Italia, ma questa e' un'altra storia.

Gli esempi, ovviamente non finiscono qui. E non mancano le proposte per istituire nuovi ordini professionali o per proteggere altri piccoli o grandi orticelli portati dalle novita' dello sviluppo economico e sociale.

Proviamo a pensare al nostro quotidiano. Quante volte ci siamo trovati davanti agli imbuti prodotti dalle corporazioni? Quante occasioni di lavoro sono state perse, perche' non si possedeva un requisito formale per iscriversi ad uno di questi ordini? Quante esose parcelle pagate a professionisti che poi -sbagliando perizie, conti e visure- risultano irresponsabili del loro operato? Queste sono alcune delle conseguenze del mantenimento di un sistema corporativo.

L'Italia comunque cambia e occorrono modifiche radicali, altrimenti trovera' giustificazione la tendenza degli esclusi a desiderare l'eldorado degli attuali privilegiati, e cosi', anziche' andare avanti, faremo un salto indietro, non al Rinascimento pero'. La difesa strenua dei privilegi continuera' a produrre inefficienze tali che gli stessi appartenenti alle caste finiranno per non aver piu' vantaggi, o perche' scalzati da concorrenti stranieri o dall'evoluzione tecnologica (vi immaginate fra vent'anni un notaio che autentica una firma?).
L'Italia che cambia prendera' in considerazione tutte queste cose, dando un calcio alla corporazioni?
Ne vedremo delle belle, ma solo se da quanto abbiamo qui ricordato, passeremo all'azione... e ne abbiamo proprio intenzione.
 
 
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