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Chi non vorrebbe la certezza che il proprio bimbo nasca senza cancro?
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Editoriale di Donatella Poretti
15 maggio 2006 0:00
 
Grazie ad analisi genetiche e alla selezione degli embrioni, una donna britannica potra' avere un figlio che non ereditera' la forma di cancro di cui lei soffre. La futura mamma e' affetta da retinoblastoma, una forma ereditaria di tumore della retina. Se avesse concepito un bimbo naturalmente, glielo avrebbe potuto trasmettere. Da qui la scelta di affidarsi alla fecondazione in vitro e ai test genetici pre-impianto sugli embrioni prodotti, tecniche grazie alle quali il piccolo non si ammalera' di tumore alla retina ne' lo trasmettera' ai suoi figli. E' la prima volta che questa tecnica viene eseguita in Gran Bretagna, dove e' stata appena approvata.
In Italia, al contrario, i genitori portatori di questo gene non potranno che trasmetterlo ai loro figli. Cosi' come i genitori italiani devono rassegnarsi (contrariamente a quelli britannici e di moltissimi Paesi europei) a trasmettere ai propri figli malattie come la talassemia, la poliomelite, numerose malattie del sistema nervoso, gravi malformazioni, e cosi' via. Come si sa, a proibire quello che e' stato realizzato oltralpe e' la legge 40 sulla fecondazione assistita, che vieta l'analisi pre-impianto dell'embrione creato in vitro. Legge assurda?
Non la pensa cosi' il presidente di quel comitato di "esperti" sul Bene e sul Male, ovvero il Comitato nazionale di bioetica. Francesco D'Agostino cosi' si esprime in merito al caso della donna britannica: "E' stata dunque fatta una selezione a prescindere, a danno di altri embrioni: selettiva, appunto. E' questa pratica che non e' eticamente corretta". Ipse dixit. Nel fare la scelta di un embrione sano, dice D'Agostino, si sono scartati (e quindi condannati) altri embrioni all'eterno silenzio.
Quello che non ci torna in questo ragionamento e' il fatto che, anche senza fare alcuna selezione mirata, ci sarebbe stato comunque un embrione scelto (anche se con criteri diversi) a scapito degli altri. Quindi la condanna del presidente del Cnb non sembra derivare tanto dallo scarto di alcuni embrioni, ma dal fatto che si faccia una scelta ragionata, umana, non basata sul destino. In altre parole, non va disturbato il processo di selezione naturale darwiniana, o cosa ancor piu' grave, la selezione divina ("giocare a fare Dio non e' etico", sembra dirci D'Agostino).
Forse notizie come questa della Gran Bretagna serviranno a dare concretezza ad un tema che per molti appare ancora troppo astratto. Forse la possibilita' di non trasmettere sofferenze infernali alle creature che amiamo sopra tutte le altre (i nostri figli) fara' riflettere qualcuno in piu'; soprattutto coloro che, non essendo andati a votare il referendum sulla fecondazione assistita che l'anno scorso falli' per mancanza di quorum, hanno condannato migliaia di bambini e genitori ad una sofferenza tutt'altro che inevitabile.
Dobbiamo smettere di condannare i nostri figli ad ereditare e subire le colpe della nostra generazione, quelle involontarie della genetica come quelle di una capacita' limitata di ragionare al passo coi tempi, rifugiandosi in un assurdo divieto. Apriamo gli occhi e facciamoli aprire ai nostri legislatori.
 
 
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