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La crisi dell'euro e dell'Europa. Comprenderla dall'Estremo Oriente
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Editoriale di Vincenzo Donvito
12 maggio 2010 8:16
 
Siamo pieni di analisi su cosa sta accadendo nella Unione europea. L'idea piu' consolidata, da chi non abbia gli occhi foderati da ideologie, e' che per fortuna a suo tempo i nostri Paesi hanno fatto queste scelte perche', qualunque cosa accada anche oltre i disastri in corso, e' meglio essere “succubi” dell'euro, la moneta di tutti (inclusi i greci) che non, magari, succubi, per esempio (senza virgolette e non a caso...) del marco tedesco o del franco francese, monete nazionali che sarebbero state espressione del potere politico, economico e finanziario di altrettante nazioni che, proprio per essere tali, hanno bisogno di affermare il proprio potere nazionale contro qualche altra nazione. Scenari che, forse, in altri tempi avrebbero potuto significare anche guerre con morte e distruzione. Ma oggi non e' cosi'.
Sul nostro quotidiano, ognuno ha una propria storia e una propria esperienza: come produttore di servizi e di beni e come consumatore e utente degli stessi. E, chi piu' chi meno, grazie anche al forte non-senso che noi italiani abbiamo dello Stato e dell'amministrazione pubblica (chi non e' evasore fiscale scagli un sasso...), vivacchiamo.
Per meglio comprendere cosa stia accadendo e l'importanza dell'Europa, un nostro associato ci ha scritto una nota sulla sua vita quotidiana nella citta' in cui vive, Pattaya in Thailandia, poco piu' di 100.000 residenti con punte di presenze turistiche annuali tra 5 e 6 milioni.
Ecco il testo:

La crisi dell’Euro, in maggior modo, e’ stata avvertita da chi, come me, vive all’estero. Pensa che sul bath, moneta che non ha nessun valore sui mercati internazionali, adesso ce ne vogliono solo quaranta per comprare un euro, mentre lo scorso anno di questi tempi ce ne volevano cinquanta. Oggi quando prelievo 10.000 bath non e' 200 euro come un tempo, bensi' 250, una differenza enorme.
...... Inoltre qui in Thailandia, la crisi europea e' anche amplificata dal caldo momento politico e dal fatto che tutti i Paesi del mondo sconsigliano di recarsi in Thailandia. L’economia turistica e' a picco, i commercianti iniziano a soffrire, molte aziende hanno gia' chiuso mettendo per strada i lavoratori. Ho visto ragazze universitarie lavorare nei bar bordello, parlo con loro in thailandese, ma ho notato un fluente inglese, senza sbavature ed errori grammaticali e mi sono impietosito, mi sono quasi mortificato e incazzato per loro, sempre naturali e sorridenti, il segno di questo meraviglioso Paese. Molti altri italiani, stanno tornando in Italia, non riescono a vivere con un bath cosi' impietoso nei confronti dell’euro, anche se i problemi non sono qui ma in Europa.
Pattaya e' divenuta mezza deserta, con ragazze che per vivere, nelle ore libere, invece di dormire, come sarebbe naturale dopo dodici ore di lavoro nei bar bordelli, passeggiano in giro a chiedere un incontro al ribasso, e sempre eleganti, sempre gentili, sempre profumate.
Stasera, ho incontrato il manager del locale dove sovente vado a cena la sera, e' un buffet molto assortito, con un prezzo certamente economico. Vado li' perché trovo tanto pesce e, soprattutto, tanta frutta e verdure di ogni tipo e anche dei buoni dolci, caffè, pane, olio, un po' come in Italia. Infatti il locale generalmente e' sempre stato zeppo di italiani, li' dentro sembrava essere in Italia, ora e' quasi deserto, con la grande preoccupazione del manager.
Il sabato e la domenica Pattaya diviene un mostro, esser inghiottiti dal traffico e' una cosa semplicissima, vi sono migliaia -e ancor di piu'- di macchine di abitanti di Bangkok che scappano dalla citta' per raggiungere il mare di Pattaya e godersi un po' di fresco, che poi cosi' -per me- non e', ma per loro e' tanto in confronto  all’inferno di Bangkok.
Per il resto pochissimi europei e moltissimi russi e mediorientali. Pattaya sta cambiando il suo volto, il segno per i tempi del declino dell’Europa?
 
 
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