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I notai tentano di rifarsi la faccia con la pubblicita'
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Editoriale di Domenico Murrone
1 giugno 2006 0:00
 
E dopo i farmacisti, ecco i notai. Le corporazioni difenderanno a denti stretti i loro privilegi, anche a colpi di spot. Le farmacie erano gia' scese in campo sulle pagine dei principali quotidiani qualche settimana fa, con una pubblicita' che sottolineava l'importanza della farmacia e del farmacista. Ora anche i notai utilizzano il linguaggio suggerito da una nota agenzia pubblicitaria per rendersi piu' simpatici.
Vista l'aria che tira, con i cittadini e le imprese che sempre meno capiscono perche' devono pagare centinaia di euro a un soggetto solo per firmare un atto in sua presenza, il Consiglio Nazionale del Notariato ha stanziato un milione di euro per una campagna di immagine che svecchi la figura del notaio. Nulla a che fare con le reali necessita' dei consumatori, occorrerebbe liberalizzare le tariffe e soprattutto eliminare l'obbligatorieta' del ricorso a questo professionista. Non si capisce perche' 5.312 notai debbano condizionare e rendere piu' onerosa la vita di 56 milioni di italiani e di migliaia di aziende. Fra l'altro non mancano gli esempi della scarsa professionalita' dei notai, delle tariffe esorbitanti e soprattutto della loro poca trasparenza: a testimonianza di cio' basta dare un'occhiata alla nostra rubrica "Cara Aduc" che e' piena di segnalazioni di utenti http://www.aduc.it/dyn/sosonline/caraduc.
Il restyling di facciata temiamo sia il preludio ad una resistenza a oltranza per mantenere intatta la sostanza: il privilegio corporativo. Non e' la prima volta che una corporazione annuncia radicali riforme al loro status. Le avete viste?
Anche i farmacisti sono sul sentiero di guerra. Dopo aver trasformato in supermercati i loro locali (a Roma si vendono anche vibratori)- si oppongono alla vendita dei farmaci da banco per automedicazione (aspirine e similari) nella grande distribuzione.
Il nuovo Governo resistera' alle pressioni corporative, che evidentemente sono "meno simpatiche" in sedi piu' riservate? Procedera' con una reale riforma? I primi segnali non ci sembrano incoraggianti. Per esempio, il ministro della Salute, Livia Turco, ha proposto l'istituzione di una commissione per studiare la questione farmaci da banco. Perche' una commissione? Forse per narcotizzare la soluzione, ingarbugliandola nelle pastoie della burocrazia?
http://www.aduc.it/dyn/comunicati/comu_mostra.php?id=145632
Per evitare inutili lungaggini, abbiamo presentato un progetto di legge d'iniziativa parlamentare -tramite l'on. Donatella Poretti della "Rosa nel Pugno"- semplice semplice: prevede la possibilita' di vendere aspirine nei supermercati senza ulteriori vincoli, facendo piazza pulita delle ipocrisie indotte da disinformazione e riverenza verso la corporazione dei farmacisti.
Il movimentismo mediatico di farmacie e notai e' giustificato dalla doppia valenza degli investimenti pubblicitari. Non solo quella dichiarata "ci facciamo conoscere meglio", ma anche quella di riversare nelle casse delle testate giornalistiche milioni di euro che, vista la situazione asfittica dell'editoria nazionale (sostenuta a man bassa da contributi pubblici), non stimola gli stessi editori a promuovere una campagna per una liberalizzazione del Paese. Maestri in questa strategia sono le aziende monopoliste o ex: Telecom Italia, Enel, Poste Italiane e Trenitalia in testa. La spiegazione di tante campagne pubblicitarie definite dai piu' come inutili sta proprio qui.
Auspichiamo che il Governo non sottostia a queste logiche, agendo per gli interessi complessivi del Paese, non rifugiandosi nel conservatorismo del quieto vivere. In caso contrario, troveranno legittimazione altre richieste di assistenza e/o assistenzialismo rivendicati da altre categorie. Insomma, quando negli Anni 80 venne abolita la scala mobile, il meccanismo che legava le retribuzioni all'aumento dei prezzi che generava inflazione a doppia cifra, qualche risultato fu ottenuto. Furono bypassati gli interessi immediati dei lavoratori salariati, a vantaggio del Paese. E la riduzione dell'inflazione porto' vantaggi anche ai dipendenti.
 
 
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