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PREZZI: NON E' CON I DIVIETI E CON GLI ACCORDI CHE POTRANNO CALARE
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Editoriale di Vincenzo Donvito
15 gennaio 2003 0:00
 
A leggere le varie proposte che in questi giorni vengono fatte per cercare di contenere gli aumenti dei prezzi, o meglio per farli tornare indietro (che e' decisamente piu' complicato), non si riesce a capire se viviamo nella Ue o nell'Albania di Enver Hoxha.
Prima e' stata quella per la modifica del reato di aggiotaggio, per punire chi aumenta il prezzo di un prodotto oltre il triplo della variazione media rilevata dall'Istat nel mese precedente. Poi' e' stata la volta di estendere la legge che punisce le vendite sul sottocosto (quella bollata dall'Antitrust come lesiva della concorrenza e del mercato) anche ai rialzi, con un meccanismo che per ora non viene spiegato, ma che i proponenti sintetizzano in "aumenti speculativi ingiustificati" (chi stabilisce cosa?).
A corollario di questo, i vari accordi fra alcune associazioni di consumatori e associazioni di commercianti per "prezzi amici" o riduzioni del 10% sui listini attuali.
Mentre nel caso degli accordi registriamo le politiche dei buoni intendimenti e, sostanzialmente, del nulla, nelle richieste di leggi punizioniste sull'aumento dei prezzi vi intravediamo giochi delle parti e pericoli.
Perche' si tratta di proposte che difficilmente potrebbero trovare uno spazio nelle nostre legislazioni (salvo decidere domani di uscire dalla Ue e seguire la politica dei prezzi dell'Albania pre-liberazione), e quand'anche -pur minimo- ne trovassero, sarebbe la fine di ogni prospettiva di ricchezza e di mercato. Per tutti: imprenditori, commercianti e consumatori compresi.
Le stagioni dei prezzi controllati appartengono ad un passato che tutti hanno felicemente relegato alla storia, scegliendo mercato, concorrenza e liberta' economiche.
Che in Italia non ci sono ancora e che, per questo, consentono ai prezzi al dettaglio di seguire performance da rapina. Che' se ci fossero, non avremmo i Comuni e le Regioni padroni del commercio con le loro licenze e i loro orari, e soprattutto con le loro concessioni a 'mo di dispensatori di celebrita' e consensi elettorali. Che' se ci fossero non avremmo Tarsu la cui trasformazione da tassa in tariffa di servizio viene rimandata di anno in anno, o tasse sulle insegne, sui passi carrai, sulle vetrine, obblighi di commercialisti per la tenuta contabile. Insomma tutto cio' che rende la vita difficile ad un commerciante che, per rendersela meno difficile, non trova di meglio che rifarsela sui consumatori e sulla comunita' tutta grazie all'evasione fiscale.
L'illusione dei prezzi controllati e della ricchezza calmierata, e' solo un colpo di freno che, una volta sbloccato (perche' se restiamo nell'Ue non puo' essere altrimenti), fara' alzare i prezzi ancor piu' di prima.
 
 
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