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Ritirare un multa alle Poste. Come un atto ordinario e' programmato per essere arrogantemente folle
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Editoriale di Vincenzo Donvito
28 aprile 2010 7:51
 
Arriva un avviso delle Poste per ritirare una raccomandata, probabilmente si tratta di una multa per infrazione al codice della strada. Una rogna, perche' bisogna andare nelle ore d'apertura dell'ufficio postale, che combaciano con quelle del mio lavoro ma... leggendo meglio il tutto, l'indirizzo dell'ufficio per il ritiro non e' piu' lo stesso a 500 metri da casa mia, ma un altro a cinque chilometri, vicino l'aeroporto della mia citta' ed io abito quasi in centro. Andarci in autobus e' un'avventura e poi stamane sono con il cane e la bambina di quattro anni e, prima di andare a portare la bimba all'asilo, ci faccio un salto con l'auto. Il luogo e' difficile da trovare se non si conosce la zona (sensi unici, strade chiuse, cartelli di fantasia, etc.) e, arrivati, il parcheggio e' un miraggio: macchine “messe” dovunque capiti e nell'ufficio postale strapieno, preso il biglietto, davanti a me ci sono un centinaio di persone. Sono in diversi che si guardano cercando solidarieta' negli sguardi dei vari “condannati”, quasi tutti vengono da posti lontani della medesima citta'. Chiedo e mi dicono che in tre ore potrei “cavarmela”. La sala d'attesa e' un bazar di giocattoli e cingallerie varie proposte dal servizio shopping delle Poste (prezzi fuori mercato, tutti verso l'alto): bambole Winx e Barbie di tutti i tipi, collezioni di fucili, marziani, robot ed intere gamme di giochi. Mentre il cane guarda impaurito il tutto e sta “buono buono” accanto a me, la bimba di quattro anni sta cominciando a smontare lo shopping center trasformato in sala d'attesa (trasformazione che reputo tutt'altro che casuale). Per evitare di dover acquistare buona parte delle bambole e raccogliere il cane esanime per stress da affollamento, getto la spugna e vado via. Andro' all'espiazione della mia pena in un altro momento... quando? Forse dopo una seduta di yoga e l'ingestione di uno stock di psicofarmaci calmanti. Dopo aver pagato una baby sitter per la bambina e lasciato il cane solo a casa. Pensandoci e ripensandoci, mi rendo conto che forse la questione finira' con una cartella esattoriale, sperando che l'ufficio postale per ritirarla (a importo della multa ormai raddoppiato rispetto a quello originario) non sia quello vicino all'aeroporto.
E pensare che proprio in questi giorni viene inaugurato il servizio di posta elettronica certificata (Pec), che non c'entra nulla nello specifico, ma che dovrebbe essere un segnale che la pubblica amministrazione si sta semplificando, rendendosi piu' amica e fruibile da parte dei contribuenti... e pensare che in questi giorni i siti per registrarsi e avere l'indirizzo mail sono intasati e, anche se virtuale, c'e' la coda anche li'; coda anche peggiore, perche' se all'ufficio postale vicino all'aeroporto ti dicono che “in tre ore te la cavi” e sai che devi comprare “mezzo negozio” delle Poste e coccolare il cane il piu' possibile perche' non soccomba, per la coda virtuale la tempistica e' un mistero, la cui consapevolezza c'e' solo quando arriva la soluzione.
Nello specifico, l'aeroporto e' l'Amerigo Vespucci di Firenze (piu' noto come Peretola, dal nome del quartiere che ammorba col suo inquinamento). Ma non credo che in altre citta' accadano cose diverse.
Grazie Poste. Grazie societa' di riscossione delle multe. Grazie Comune.
Anche se non ne avevo bisogno, ora ho capito meglio perche' nel nostro Paese le cartelle esattoriali sono cosi' tante.
 
 
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