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Tv e riforma Gentiloni. La Rai del canone/tassa e dell'abuso di posizione dominante ha colpito ancora
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Editoriale di Vincenzo Donvito
1 febbraio 2007 0:00
 
A sentire i sostenitori della proposta di legge del ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, e lo stesso ministro, sembrerebbe che il limite del 45% agli introiti da spot per ciascuna azienda del settore, sia una cosa saggia per garantire concorrenza e mercato. E si cita anche l'esempio degli Usa dove i tetti sono stabiliti. Dimenticando che negli Usa non esiste un gigante pubblico come la Rai che, oltre alla pubblicita' ha anche la tassa/canone, tra l'altro pagata -per il mero possesso di un apparecchio tv- anche da chi non vede mai la Rai e vede solo Mediaset. E' evidente che il gioco della parti, spacciando la propria per quella al di sopra delle parti e garante della liberta', viene combattuto senza risparmiarsi alcun tipo di arma, anche quella della presunta stupidita' di chi ascolta: un'arroganza che, per chi e' al potere, non e' nuova e che soprattutto gli utenti vivono sulle propria pelle sulle proprie tasche.
Perche' la proposta del ministro fosse credibile, occorrerebbe che la Rai non avesse piu' il canone/tassa e non fosse piu' la tv del servizio pubblico radiotelevisivo, ma una qualunque azienda privata a cui, per esempio, fossero stati appaltati dopo una gara una serie di servizi di pubblica utilita'. Ma cosi' non e' e, per il momento, questo e' solo un obiettivo di poche persone come noi.... ma che tanto poche non sono, perche', quando agli italiani alcuni anni fa fu chiesto con un referendum se volevano una Rai privatizzata, la risposta fu positiva. Ma il quesito di quel referendum era in chiave possibilista e non perentoria, per cui, come spesso fa il nostro legislatore, delle opinioni degli elettori "se ne fa un baffo".
Se oggi esiste un duopolio dell'informazione tv, la responsabilita' non e' tanto di chi si e' fatto spazio per cercare di essere sul mercato in modo competitivo (Mediaset), ma della Rai e dei legislatori. Nulla infatti e' stato fatto per impedire che la Rai avesse una posizione dominante di mercato, continuando a competere con il privato Mediaset che, per non farsi schiacciare, ha dovuto assumere (e gli e' stato concesso) le medesime dimensioni del concorrente. Nulla e' stato fatto per impedire la manomissione in modo inequivocabile del mercato, della sua espansione e la possibilita' per altri attori di essere altro che briciole (come per esempio La7).
Lo scontro a cui stiamo assistendo in questi giorni e' dunque una farsa, perche' non e' in gioco la liberta' d'informazione e di mercato. La Rai e il ministro Gentiloni difendono l'assetto attuale ammazza-mercato e Mediaset difende il proprio diritto d'intraprendere, diritto che -pur agendo come l'altro braccio del duopolio- gli e' stato concesso in questi termini di altrettanto ammazza-mercato.
Dopo la "lectio magistralis" di fatto su concorrenza e mercato che Antonio Catricala', presidente dell'Antitrust, ha tenuto alle commissioni Cultura e Trasporti della Camera sul disegno di legge del ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, difendendo la propria contrarieta' ad un tetto percentuale per gli introiti da spot per ciascuna azienda, cosa succedera'?
Non ci facciamo illusioni: il nodo centrale del problema e' l'esistenza del canone/tassa che paghiamo alla Rai: tutti ci "inzuppano il proprio biscotto" e, come per il finanziamento pubblico ai partiti, pur di garantirselo sono disposti a stabilire alleanze incredibili dal punto di vista della logica degli schieramenti politici.
Qualcuno vorrebbe inglobare l'ammontare economico del canone/tassa nel tetto Rai di calcolo degli introiti da spot oltre i quali le singole aziende non potrebbero andare (il 45% del ddl Gentiloni), ma, oltre alla bizzarra valutazione economica di una tassa e il fatto che la Rai non lo fara' mai perche' perderebbe una montagna di denaro, comunque resterebbe sempre il problema del duopolio e dell'assenza di mercato.
Catricala' dice che la valutazione sul troppo ingombro nel mercato di un'azienda, la sua Autorita' sarebbe meglio la facesse caso per caso... e ci domandiamo cosa ha fatto fino ad oggi di fronte al duopolio che abbiamo da diverse decine d'anni... niente visto il punto in cui siamo e la bizzarria delle proposte e delle reazioni politiche ed industriali che vengono presentate come il "nuovo". Abbiamo l'impressione che tutti girino intorno al problema, facendo finta che non esista e comunque garantendosi il buon posto alla tavola imbandita, anche Catricala'.
Vogliamo cambiare la situazione e aprire al mercato (posti lavoro nuovi e dinamici, piu' soldi in circolazione, piu' scelta e piu' qualita' per gli utenti)? Per quanto ci riguarda il punto di partenza e' l'abolizione del canone/tassa. Il resto e' la solita zuppa.

Qui la petizione per l'abolizione del canone/tassa: www.aduc.it/dyn/rai
 
 
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