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Verso un nuovo livello di civilta', anche giuridica. Detenuti e animali come parametri
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Editoriale di Vincenzo Donvito
8 settembre 2010 8:37
 
Questi ultimi mesi si e' fatto un gran parlare di carcere e diritti dei detenuti. Gran parlare perche' allo stato dei fatti, i problemi che numerosi sono emersi, sono rimasti tali e ancora si registrano condizioni inumane di internamento e non ci sembra che una qualche iniziativa sia stata presa dal Governo. Sono quotidiane le denunce di associazioni come Antigone, dei sindacati degli agenti di polizia e di vari politici di maggioranza e di opposizione, con in prima fila i Radicali che, in materia, hanno la gola arrossata nella ripetizione periodica da decenni di questa terribile bomba ad orologeria che sono questi luoghi di tortura.
Noi cogliamo l'occasione non solo per aggiungere la nostra voce a quella di chi denuncia, ma per invitare chi legge ad una riflessione.
Non nuova, in verita', ma che noi vogliamo ampliare.
Ogni tanto viene detto da qualcuno, rifacendosi magari a Cesare Beccaria o al mahatma Gandhi, il famoso aforisma di Wiston Churchill che “la civiltà di un Paese si misura anche dallo stato delle sue carceri” e, se l'interlocutore non ha secondi fini o la mente annebbiata da una qualche violenta ideologia, la condivisione e' immediata. Ma crediamo che non basti, dobbiamo essere piu' esigenti e pretendere che il comportamento giuridico e civico del rispetto degli “ultimi” sia piu' esteso. Percio' ci aggiungiamo anche gli animali.
Animali e detenuti sono due categorie e due condizioni che spesso si intersecano: quante volte si dice che un detenuto e' un animale in virtu' del suo comportamento violento e incivile? E quante volte trattiamo in nostri animali come dei detenuti lasciandoli, per esempio, soli per un mese in una stanza perche' siamo andati in vacanza e c'e' un amico che ogni due giorni li va a trovare portandogli cibo, acqua e provvedendo a raccogliere gli escrementi? In entrambi questi interrogativi ci sono controindicazioni: gli animali non arrivano mai ai livelli di violenza di cui sono capaci gli umani (si pensi al razzismo), per cui dire ad un umano violento esagitato apparentemente irrazionale che si sta comportando come un animale, fa solo parte di una cultura in cui gli animali sono considerati tutt'altro che senzienti; gli animali domestici non vivono solo di cibo ed acqua, ma anche di affetti... chi metterebbe in galera un senziente che ufficialmente e' entrato in casa propria per fare compagnia.
La nostra societa' e' tendenzialmente incamminata verso il superamento di queste contraddizioni. E recente l'approvazione di norme che puniscono la violenza contro gli animali e l'omissione di soccorso; E' sempre piu' diffuso, inoltre, che chi ha un animale domestico abbia a disposizione strutture “non detentive” in cui poterlo fare ospitare in propria assenza, o strutture ricettive in cui il componente a quattro zampe della famiglia possa seguire la propria famiglia a due zampe.
Ma, tendenzialmente, per l'appunto. Perche' se pensiamo che si considera sport ammazzare degli animali e che ci sono leggi che disciplinano la caccia e danno privilegi a chi pratica questo sport, si capisce che per raggiungere un livello di civilta' giuridica accettabile, la strada da fare e' ancora tanta.
In conclusione, apriamo un confronto: il livello di civilta', anche giuridica, di una societa', si misura a partire da due parametri:
- come tratta i detenuti in galera,
- come tratta gli animali.

 
 
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