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Affitti brevi turistici. Sentenze e vuoto politico
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Articolo di Stefano Fabbri
20 aprile 2025 13:26
 
 La decisione con cui il Consiglio di Stato ha bocciato il rifiuto opposto dal Comune di Sirmione a un privato che intendeva usare una sua proprietà per affitti turistici ha provocato una scossa tellurico-politica i cui effetti si sono sentiti anche nelle altre città, Firenze in testa, che hanno cercato di regolamentare questa attività. Ma potrebbe trattarsi di una tempesta in un bicchiere d’acqua. Perché i giudici amministrativi, da quanto si capisce, hanno sottolineato che i Comuni da soli non possono avere titolo a normare questa materia. Il turismo è soprattutto di competenza regionale, fatti salvi i principi fondamentali dettati dallo Stato, e potrebbe dunque essere una suggestione immaginare che identiche decisioni valgano per casi in cui la legge regionale sul turismo, come quella Toscana, in pratica può fare «da mantello» alle decisioni delle amministrazioni locali.

Insomma, il rischio è che il pronunciamento dei giudici di Palazzo Spada venga trattata un po’ come la trippa, tirata ciascuno dalla propria parte. Di sicuro è un atto che denuncia oggettivamente il vuoto su una questione che la politica non intende affrontare lasciando così che siano le toghe a svolgere un ruolo di supplenza per dirimere questioni che invece le sarebbero proprie, in un quadro in cui il Governo sembra pensare che basti l’istituzione del Cin, il pur utile Codice identificativo nazionale, a mettere ordine nella faccenda. Tra l’altro qualche suggerimento ai legislatori il Consiglio di Stato, come è nel suo ruolo istituzionale, lo fornisce. Ad esempio un interessante distinguo tra le forme imprenditoriali e quelle che non lo sono, con cui si esercita l’affittanza turistica breve. Ma il nodo resta quello che poche settimane fa Massimo Lensi di «Progetto Firenze» aveva preconizzato sul Corriere Fiorentino, e cioè che la stagione che stiamo vivendo è quella dei ricorsi alla giustizia amministrativa anziché delle scelte legislative. Con la probabile conseguenza di una Babele giuridica in cui ciascuno possa brandire come vessillo la sentenza che sente più «sua». Sarebbe un po’ come la convinzione di alcuni per cui, poiché Foligno è così baricentrica, il birillo in mezzo al biliardo del bar più centrale della città umbra sia esso stesso il geometrico ombelico del Mondo. La splendida Sirmione non sarà il centro del Pianeta, ma probabilmente neanche la città in cui saranno scolpiti nel marmo i comandamenti sugli affitti brevi a Firenze, con buona pace di un centrodestra che ha esultato per quello che ritiene un successo (tra l’altro la sindaca della località sulle sponde del Garda è di Forza Italia). Ma ha ragione il centrosinistra nostrano a rassicurare sull’immunità delle norme fiorentine? Forse non del tutto se si pensa alla fondamentale verifica che la legge toscana sul turismo dovrà affrontare davanti alla Corte costituzionale, dove il Governo ha impugnato quell’atto. Se crollasse quell’architrave su cui l’amministrazione guidata da Sara Funaro ha puntato molto — oltre che sulle leggi urbanistiche regionali — per le norme che limitano gli affitti turistici brevi, sarebbe un problema serio per lei e per il presidente della Regione Eugenio Giani. Ma soprattutto si tornerebbe al punto di partenza come nel gioco dell’oca. È quello, più che la vicenda gardesana, il vero collo di bottiglia. Ovviamente aspettando la politica, che per ora veste i panni di Godot. 

(articolo pubblicato su Corriere fiorentino - Corriere della Sera del 20/04/2025)


 
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