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 ITALIA - ITALIA - L'Italia dei bonus. Analisi Cgia
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23 maggio 2022 14:17
 
Secondo l’analisi effettuata dall’Ufficio studi della Cgia, sono ancora una quarantina i bonus ancora in vigore e nel triennio 2020-2022 costeranno allo Stato almeno 113 miliardi. Li hanno introdotti in buona parte gli ultimi due esecutivi per fronteggiare gli effetti economici negativi provocati dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina ad alcuni comparti produttivi, alle famiglie, ai lavoratori dipendenti e agli autonomi.
Erogati a chi non ne aveva bisogno
Sarebbe ingeneroso sostenere, si legge nel testo, che gran parte di questi soldi sono stati e vengono tuttora “gettati al vento”, contribuendo ad aumentare in misura significativa il debito pubblico che, rispetto all’avvento del Covid (2019), è salito di oltre 21 punti percentuali di Pil. «Certo, molti sussidi sono stati erogati – analizza la Cgia – anche a chi non ne aveva alcun bisogno, altri ancora sono stati introdotti solo per “riscuotere” un consenso politico immediato. Tutto vero: anche se va sottolineato che molte di queste anomalie hanno interessato anche altri paesi europei».
Il documento sostiene: «Riteniamo che sia giunto il momento di razionalizzarne la spesa. Lo scenario economico e sociale che si sta prefigurando è sempre più cupo, senza contare che entro la fine di quest’anno andranno ad esaurirsi le misure di acquisto dei titoli di stato da parte della Banca Centrale Europea e che la stessa, a seguito dell’impennata dell’inflazione, molto probabilmente sarà costretta ad aumentare i tassi di interesse. Misure che potrebbero peggiorare la tenuta di nostri conti pubblici».
Rischio tagli
Quindi, dato che il Governo di Mario Draghi non sembra intenzionato, almeno per ora, a ricorrere allo scostamento di bilancio per recuperare delle risorse, secondo l’analisi: «Non rimane che tagliare la spesa corrente in modo da recuperare almeno una grossa parte delle risorse necessarie per fronteggiare le emergenze economiche di questi ultimi». Altre strade vengono ritenute «difficilmente percorribili», dalla lotta all’evasione «le maggiori entrate che riusciamo a recuperare ogni anno sono molto contenute e un eventuale incremento di gettito attraverso un ritocco all’insù delle imposte non sarebbe praticabile».
La platea dei bonus, pertanto, secondo il report «dovrebbe essere quella maggiormente attenzionata per raggiungere l’obbiettivo richiamato più sopra». In altre parole, per la Cgia solo «da una sforbiciata delle uscite per i bonus potremmo trovare le coperture necessarie per alimentare nuove politiche economiche di natura espansiva per contrastare, ad esempio, il caro bollette e l’impennata dell’inflazione».
Il contributo più costoso per le casse pubbliche è l’ex bonus Renzi: nel triennio 2020-2022 l’importo speso ammonterà a 28,3 miliardi di euro. Introdotto nel 2014, dal 2020 il Governo Conte II ha innalzato questa misura a 100 euro. Compenso che veniva erogato mensilmente nelle buste paga dei lavoratori dipendenti con un livello di reddito che negli anni è oscillato attorno ai 28 mila euro. Da marzo di quest’anno l’entità della misura versata ai lavoratori dipendenti è scesa drasticamente, anche se viene compensata dai meccanismi di revisione introdotti con la riforma dell’Irpef che, comunque, non penalizzano economicamente i lavoratori.
25 miliardi per i bonus edilizi
Altrettanto dispendiosi sono stati anche i bonus edilizi. Secondo l’Agenzia delle Entrate, tra inizio 2020 e la fine del 2021 sono costati alle casse dello Stato poco meno di 25 miliardi di euro. Ancorché compensato almeno in parte con l’aumento della tassazione sugli extraprofitti maturati dalle aziende del settore energetico, ammonta invece a 22 miliardi di euro il costo complessivo del bonus sociale che, introdotto nella seconda metà del 2021 e prorogato/rafforzato più volte anche in questa prima parte del 2022, viene utilizzato per calmierare gli aumenti delle bollette di luce e gas, in particolar modo, alle famiglie a basso reddito e alle imprese energivore. 
21 miliardi per il 110
Molto oneroso è stato il costo per la collettività del super ecobonus 110%; entrato in vigore nel luglio del 2020 per incentivare la riqualificazione energetica del nostro patrimonio abitativo, al 31 marzo di quest’anno al bilancio pubblico è costato, secondo l’Enea, 21,1 miliardi di euro. Dei circa 113 miliardi di euro di oneri in capo allo Stato stimati dalla Cgia, ben 46 miliardi sono ascrivibili ai bonus che ruotano attorno al comparto dell’edilizia.
Secondo l’Agenzia delle Entrate, infatti, nel biennio 2020-2021 l’importo delle cessioni del credito e degli sconti in fattura ammontava a: 13,6 miliardi di euro per il bonus facciate; 5,5 miliardi di euro per l’eco-bonus; 4,9 miliardi di euro per la ristrutturazione; 0,9 miliardi di euro per il Sismabonus; 0,01 miliardi di euro per le colonnine di ricarica. La Cgia puntualizza: «Nessuno disconosce il ruolo che in questi ultimi anni hanno avuto i bonus nel rilanciare l’edilizia, nel far emergere il sommerso e nel migliorare l’efficienza energetica delle nostre abitazioni; ci mancherebbe. Tuttavia, la convinzione di aver speso eccessivamente e di aver “drogato” il mercato edilizio-impiantistico è molto diffusa».

(osservatorio Riparte l'Italia del 23/05/2022)

 
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