Percorrere 316 km per raggiungere la discarica di Sogliano, in Emilia Romagna e ritorno. In totale 632 km. E' quanto hanno fatto, fino a ieri, gli automezzi dell'Ama, l'azienda comunale che gestisce i rifiuti. Aggiungiamo l'inquinamento da gas di scarico degli autotreni.
Ora la discarica di Sogliano non è più disponibile e la Capitale d'Italia rischia di essere sommersa dai rifiuti, che già lo è.
La sindaca, Virginia Raggi, non vuole una discarica nel territorio comunale. Della serie: noi produciamo i rifiuti ma li scarichiamo ad altri.
Si prospettano altre alternative:
a) Taranto (Puglia), il che significa 1.032 km, tra andata e ritorno;
b) Pordenone (Friuli) il che significa 1.196 km, tra andata e ritorno;
c) Bergamo (Lombardia) il che significa 1.198 km, tra andata e ritorno;
d) Mantova (Lombardia) il che significa 948 km, tra andata e ritorno.
Ai costi propri dei mezzi, si aggiungono quelli della discarica, 200 euro a tonnellata, in piu l'inquinamento provocato dagli autotreni e dalla discarica stessa.
Tutto questo perché? Perché la sindaca Raggi, e il M5S, non vogliono i termovalorizzatori, che bruciano il combustibile chiamato rifiuto e producono energia elettrica. Però, l'Acea, una azienda a partecipazione maggioritaria del Comune, possiede due termovalorizzatori, nei comuni di San Vittore e Terni, dove i rifiuti vengono combusti. Far pace con la testa, no?
Nel frattempo i romani pagano l'addizionale Irpef più alta d'Italia, anche per una gestione dei rifiuti fuori da qualsiasi razionalità.
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