Deve essere stata una visione, un rapporto di comunicazione con una entità soprannaturale, forse con l'Elevato (alias Beppe Grillo), che l'ha indotta a paragonare la vicenda di Autostrade per l'Italia con l'Atac, l'azienda dei trasporti romani.
"Il pubblico può funzionare bene. Lo dimostra ciò che abbiamo fatto a Roma con Atac", dice la sindaca Virginia Raggi.
L'Atac è un disastro e se ne accorge chi utilizza mezzi pubblici: 4.380 corse giornaliere saltate, il 25% dei bus esce e rientra in autorimessa, 145 autobus in fiamme e scale mobili della metro in tilt.
L'Atac percorreva 112 milioni di km all'anno, ora ne fa 93, c'erano 2.300 vetture ora 1.900, le ferrovie Roma-Lido e Roma-Viterbo riconsegnate alla Regione in stato pietoso, la metro A non ammodernata, eppure erano stati stanziati 425 milioni di euro dal governo Gentiloni, il prolungamento della linea B fermo nonostante 90 milioni stanziati dalla Regione.
"La tendenziale diminuzione dell'offerta ha avuto un evidente impatto negativo sul servizio reso ai cittadini", scrive nel suo rapporto l'Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali di Roma Capitale.
Se le autostrade fossero gestite come l'Atac, avremmo dei dubbi a percorrerle. Meglio le vecchie consolari.
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