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Demanio e resort. Il caso Firenze
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Articolo di Stefano Fabbri
19 marzo 2025 0:34
 
Inutile piangere sul latte versato. Ma ora che lo sversamento da qualche anno c’è stato, a prendere il sopravvento è il sapore di acido che emana dal pavimento. Difficile definire diversamente il gusto che sopravviene guardando nel suo insieme il risultato delle dismissioni di grandi spazi pubblici anche di ex proprietà demaniale, specie se militari. Domenica questo giornale ha dedicato un servizio al nuovo resort di lusso appena aperto nei locali che furono del collegio La Querce (3.000 euro a notte per una residenza turistica da sogno) ricordando le parole dell’allora assessora al welfare ed oggi sindaca Sara Funaro, quando nel 2015 fu sgomberato da un’occupazione del Movimento di lotta per la casa: «Abbiamo restituito l’edificio alla città». Ora, sul significato di restituzione si può discutere a lungo. Ma su chi realmente ne sia stato il beneficiario pochi sono i dubbi: non solo la proprietà del lussuoso complesso alberghiero, ma l’intero modo di concepire una Firenze in cui la priorità resti, immutata, quella della rendita, meglio se turistica.
Il Rosario di volumi importanti che hanno subito la stessa sorte è stato sgranato molte volte, ma non fa male ricordare il caso dell’ex insediamento militare di Monte Oliveto che ospiterà appartamenti per clienti top o della ex caserma di Costa San Giorgio, il cui nuovo proprietario Alfredo Lowenstein ha detto di essere ai blocchi di partenza per i lavori che la trasformeranno in un hotel di lusso. Un altro caso fiorentino quello dell’ex ospedale San Gallo ora di proprietà di un fondo di Singapore. Destinazione della grande struttura notissima al tempo del servizio obbligatorio di leva? Neanche a dirlo, ovviamente turistico. Al nostro Rosario, che somiglia sempre più ad una preghiera funebre per le occasioni perdute, rischia ora di aggiungersi un altro grano, pregiatissimo: la sede della ex caserma Ferrucci di Piazza Santo Spirito che potrebbe diventare una Rsa di extralusso. Del resto, se già ci sono strutture student-sound a prezzi proibitivi per un fuorisede che viene a studiare a Firenze, perché non possono esserci anche quelle almeno nominalmente destinate agli anziani? Poi poco importa se sono persone da assistere in modo stanziale a prezzi stellari o ricchi ottuagenari in vacanza. Alla fine, sul piano della residenza, a fare da foglia di fico ad una stagione in cui la mano pubblica, inclusa quella locale, non ha voluto o saputo usare quelle opportunità (o peggio ha pensato di fare un affare lasciando che fossero grandi gruppi e fondi internazionali ad acquisirle), resterà la caserma degli ex Lupi di Toscana, destinata ad housing sociale. Più o meno lo stesso ruolo che negli ultimi due o tre decenni è stato svolto dal complesso delle Murate: esperienza unica e che pare destinata a restare tale, da esibire come il solo recente recupero di una struttura pubblica a scopo abitativo. Si potrà dire che quando il latte cominciò ad essere versato c’erano giunte comunali diverse — di cui peraltro ancora alcuni amministratori fanno parte — e che quella attuale ha iscritto a lettere d’oro nel proprio programma l’impegno ad acquisire anziché cedere, invertendo di fatto una tendenza. Se il debutto è stato quello della mancata partecipazione all’asta dell’ex Hotel Astor, non è stato dei migliori. A meno che da vendere ci sia ormai poco, e forse anche da comprare.
Ma se può apparire vieto il vecchio adagio su fughe di buoi e stalle chiuse in ritardo, non è un buon motivo per lasciare quelle porte definitivamente spalancate.

(articolo pubblicato su Corriere fiorentino - Corriere della Sera del 18/03/2025)



 
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