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ASSISTENZA: LE RICHIESTE DI CONTRIBUTI AI PARENTI DI ANZIANI E DISABILI SONO ILLEGALI. L'ADUC CHIEDE L'INTERVENTO DEI PREFETTI CONTRO COMUNI E ASL<br>
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Comunicato 
9 maggio 2005 0:00
 

Firenze, 9 Maggio 2005. L'Aduc ha chiesto l'intervento dei Prefetti perche' diffidino gli enti pubblici dal perdurare della loro illegalita' in materia di richieste di contributi ai parenti di anziani e disabili.
A seguire un sunto della lettera inviata, mentre chi volesse il testo completo lo puo' trovare a questo link:
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Le leggi vigenti in materia di assistenza ai soggetti con handicap grave e ultrasessantacinquenni non autosufficienti sono di una chiarezza cristallina. Nonostante cio', le ASL ed i Comuni le ignorano per pretendere illegalmente contributi economici dai loro parenti (coniuge, figli, genitori, nuore, suoceri, fratelli e sorelle).
L'articolo 25 della legge n. 328/2000 "Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali", stabilisce che i Comuni, le Province, le ASL e gli altri enti pubblici per il calcolo dell'ISEE (Indicatore Situazione Economica Equivalente) devono prendere in considerazione la situazione economica del solo assistito (e quindi non quella dei congiunti anche se conviventi e tenuti agli alimenti). Disposizioni dalle quali appare piu' che chiaro, anche, che il contributo ai parenti per prestazioni socio-sanitarie o ricoveri in strutture pubbliche o convenzionate, possono essere, eventualmente, richiesti solo dall'assistito stesso (cfr. l'art.438 del codice civile) o dal suo tutore; non esistono leggi che consentano agli enti pubblici di sostituirsi alla persona avente diritto agli alimenti.
La illegittimita' della suddetta pretesa e' ancora piu' grave se si considera che l'ente pubblico non solo si arroga un diritto che non ha, ma pretende anche di determinare l'importo che dovrebbe essere versato dai congiunti, arrivando addirittura a sostituirsi al giudice che, in base al 3° comma dell'art. 441 del codice civile, sarebbe l'unico quotato a farlo.
Una situazione scandalosa non solo sotto il profilo economico, ma anche e soprattutto sotto il profilo etico-sociale e politico. Infatti nei casi di persone colpite da handicap invalidanti o da malattie croniche, gli Enti pubblici invece di esprimere atti concreti di solidarieta', sottraggono ai loro congiunti somme di denaro non dovute, sovente di importo non indifferente. A volte avviene, addirittura, che le contribuzioni siano imposte con odiosi ricatti: se non firmate, il vostro familiare non verra' ricoverato.
C'e da tener presente che, mentre nei confronti dei cittadini che violano le leggi c'e' una molteplicita' di sanzioni possibili sul piano civile e penale, gli enti pubblici, nonostante le disposizioni dell'art. 28 della Costituzione ("I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In tal caso la responsabilita' civile si estende allo Stato e agli enti pubblici") sono protetti dalle leggi a tal punto che vi sono funzionari e amministratori che si sentono autorizzati a trasgredirle, sostenendo ovviamente che cosi' agiscono nel superiore interesse delle persone in difficolta'! D'altra parte i Difensori civici (per volere politico) non hanno alcun potere coercitivo nei confronti delle Regioni, dei Comuni e degli altri enti pubblici. Le Regioni finora non hanno assunto alcuna concreta iniziativa per il rispetto delle leggi vigenti, dando in questo modo ampio spazio alle illegalita' compiute in materia da Comuni, Province e Asl. Anzi, alcune, tra cui la Regione Toscana, hanno approvato provvedimenti in cui e' previsto che gli enti gestori dei servizi socio-assistenziali devono pretendere contributi economici dai parenti di assistiti maggiorenni.
Per quanto riguarda le risorse, ricordiamo che i Comuni (singoli e associati) destinano importanti somme agli anziani cronici non autosufficienti, le cui prestazioni, in base alle vigenti leggi, competono esclusivamente alla sanita'. I Comuni sostengono di non avere alcuna possibilita' di applicare le norme vigenti in quanto non disporrebbero delle risorse necessarie per compensare le minori entrate conseguenti all'esclusiva valutazione della situazione economica personale dei soggetti con handicap grave e degli ultrasessantacinquenni non autosufficienti. Si tratta di una scusa puerile, in nessun periodo storico, recente o di antica data, gli enti pubblici hanno riconosciuto di avere mezzi economici da destinare alla fascia piu' debole della popolazione. Mentre le illegali richieste di contributi economici ai congiunti di anziani non autosufficienti e di soggetti con handicap grave, hanno ridotto in poverta' centinaia di migliaia di famiglie e tale rovinosa situazione rischia di aumentare, mentre gli enti pubblici nazionali e locali continuano a destinare somme ingentissime per assistere persone che non hanno alcuna esigenza di essere aiutate.
E' molto significativo osservare che in nessuno dei numerosi settori non assistenziali (casa, lavoro, scuola, ecc.) viene praticata dai Comuni la richiesta di contribuzione ai parenti nemmeno se conviventi (salvo in qualche caso il coniuge).
Gianfranco Mannini, delegato Aduc
 
 
 
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