Per la seconda volta il Tar Toscana ha bocciato l’ordinanza del Sindaco di Firenze che imponeva l’obbligo del casco ai maggiori di 18 anni nella conduzione di un monopattino. Il codice della strada non impone questo obbligo e le disposizioni locali non prevalgono su quelle nazionali. Sindaco e sua maggioranza lo sapevano benissimo, ché riteniamo non siano stupidi. Ma hanno voluto procedere lo stesso: un po’ di titoli mediatici, la nomea di protettore della sicurezza che rimbalza tra cittadini ed altri suoi colleghi sindaci in Italia e all’estero… cosa non si fa per cercare di essere popolari.
A leggere le reazioni del Sindaco e dei suoi amministratori, sembra che non abbiano imparato la lezione. Dice che stanno preparando ricorso al Consiglio di Stato, che a nostro avviso non potrà che confermare quanto sentenziato dal Tar.
Ma allora, perché insistono? Semplicemente perché non si rassegnano che la materia non possa essere trattata da loro come decisori, ma come cittadini (autorevoli) al pari di altri cittadini. Il Sindaco non si rassegna a non essere considerato cittadino uguale agli altri e che, come gli altri, per esempio, potrebbe promuovuere iniziative di invito/disuasione, petizioni, progetti di legge di iniziativa popolare con cui chiedere al Parlamento la modifica delle disposizioni nazionali del codice della strada.
Si chiama umiltà! Che per amministrare una città, e non solo, è una delle prerogative fondamentali.
E’ bene ricordare che queste iniziative del Sindaco e della sua maggioranza - difesa al Tar e ricorso al Consiglio di Stato inclusi - vengono fatti coi soldi dei contribuenti…. E ricordargli che sono spesi malissimo è un atto di gentilezza civica.
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