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Turismo, evasione fiscale, ingiustizia. Tutti sanno, ma….
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Comunicato di François-Marie Arouet
21 aprile 2022 18:10
 
 E’ il segreto di Pulcinella. Le stanze in affitto, anche giornaliero, che costano meno degli alberghi. Fenomeno mondiale che nel nostro Paese ha assunto sua peculiarità: evasione fiscale e concorrenza sleale. Il fenomeno è talmente grande e dilagante che, ora che si stanno allentando le restrizioni covid, riemerge pesantemente.
E’ successo nei giorni di Pasqua a Venezia, dove sono state rilevate “notte tempo” ventimila presenze in più rispetto al numero di posti letto ufficialmente registrati. Chissà se altrettanti controlli fossero fatti in città come Roma e Firenze...

Il fenomeno è noto da anni, da quando trovare appartamenti in affitto nei centro storici e non solo è diventato problematico e costoso, e da quando il numero di residenti nei centri storici è caduto verticalmente e, se qualcuno si è messo ad incrociare un po’ di dati, avrà trovato una quantità enorme di case vuote e inutilizzate. Certo, molte di queste case sono ufficialmente registrate (con procedure semplificate che variano da Comune a Comune) per la funzione che svolgono di affittacamere e i gestori pagano i dovuti oneri. Ma quanto accaduto a Pasqua a Venezia ci dice che non tutti sono ligi alle leggi. Non solo. Ma tassazione e gestione di appartamenti con questi usi, hanno costi molto diversi dagli alberghi che, di conseguenza, devono far fronte a concorrenza sleale. Motivo per cui, per esempio, non si può escludere che una stanza d’albergo, a parte la differenza di servizio con un affittacamere, ha costi più alti proprio per questa differenza di trattamento fiscale, spese di sicurezza, obblighi vari, etc..

Ed ecco che per la furbizia di alcuni gestori di affittacamere, l’imperizia dei controlli e delle amministrazioni, chi paga di più? Il consumatore. Lo stesso consumatore, si dirà, che per visitare città i cui costi sono mozzafiato, trae vantaggio da questi affittacamere, se clandestini ancora meglio…. E’ questo motivo per giustificare e accettare l’illegalità che, alla fine, rappresenta un costo maggiore per tutti, consumatori inclusi?
 
 
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