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LAVAVETRI IN GALERA A FIRENZE. IL BOTTO PUBBLICITARIO DI CHI SA SOLO REPRIMERE. PREVENIRE CON VIGILANZA E CERTEZZA DEL DIRITTO E DELLA PENA
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Comunicato 
28 agosto 2007 0:00
 

Firenze, 28 agosto 2007. Gli assessori fiorentini che hanno deciso l'ordinanza (1) con cui i lavavetri ai semafori potranno essere messi in galera con tanto di reato penale, hanno voluto a loro modo dare il benvenuto a chi sta tornando nella citta' di Firenze dopo le vacanze. E si sono mostrati cosi' duri e forti che, vivendo in questa citta' come chi scrive, non si puo' che restare increduli. Il fatto stesso che l'ordinanza prevede che questo provvedimento e' valido fino al prossimo 30 ottobre, la dice lunga: che succedera' il 1 novembre? Probabilmente tutto sara' come prima. Siamo in un dèjà-vu terribile: cosi', sempre con l'assessore Graziano Cioni in prima fila alla guida dei vigili, e' stato fatto piu' volte per impedire che i disperati mettessero i loro tappetini per strada, ostruendo la circolazione e vendendo merce contraffatta... risultato? Dopo le fiammate iniziali, le strade si sono nuovamente riempite di questi ambulanti illegali. Nel caso dei lavavetri si va oltre, perche' sappiamo gia' che dal 1 novembre li ritroveremo puntuali ai semafori, per cui non si potra' neanche parlare di inadempienza delle autorita' come con i venditori di paccottiglia.
Ma siccome va di moda il mostrarsi piu' duri possibile con la repressione, ecco la novita' del reato penale. Nello specifico, a che serve? A nulla, se non a far sembrare piu' risoluti e implacabili le autorita'. Perche' per l'interlocutore che dovrebbe intimorirsi, che ci sia il reato penale o il semplice allontanamento da parte dell'autorita', non cambia nulla. Ve l'immaginate uno zingaro che teme di vedere la propria fedina penale macchiata? Che paura... Se avesse questa paura non sarebbe piu' tale, ma non perche' geneticamente irriverente e delinquente, ma perche' il nostro ordinamento amministrativo non gli da' altre opportunita' che non quella di emarginazione e fastidio per il nostro quieto vivere.
L'aspetto tragico e sintomatico della vicenda e' che il politico di turno abbia colto per l'ennesima volta l'occasione di farsi propaganda sulla pelle di esseri umani deboli (gli zingari) e sui contribuenti (i cittadini che pagano le tasse per avere una citta' sicura e ordinata).
Senza tanto scoppiettare si puo' ottenere altrettanto e in modo piu' duraturo. Non nuove norme e nuove leggi, ma il rispetto di quelle attuali, con la presenza delle forze dell'ordine che garantiscono la sicurezza (per venditori ambulanti inclusi). Nel contempo, siccome gli zingari/disperati esistono e bisogna rendere la citta' vivibile anche a loro, forse e' il caso che l'intera amministrazione sia investita del problema per renderla ospitale anche a loro. Credere che il tutto possa essere risolto con l'indurimento dei provvedimenti penali di polizia e' la tradizionale illusione di chi, avendo amministrato fino ad oggi in questo modo, fa finta di non vedere che ha sbagliato. A nostro avviso il metodo e' quello di esserci, essere presenti e disponibili, non credendo al potere taumaturgico della norma, inutilmente penale come nel nostro caso.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc

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