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Negozi aperti il 1 Maggio e non solo? Economia senza democrazia
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Comunicato di Vincenzo Donvito
26 aprile 2011 12:10
 
  L'orario di apertura dei negozi durante le feste continua ad essere terreno di scontro tra favorevoli e contrari, con connotazioni ideologiche che si perdono nel tempo... delle ideologie. In genere ci sono due oppositori tenaci: i vertici del Vaticano e componenti di pregio del sindacato Cgil (il segretario generale Susanna Camusso). Quest'ultima e' scesa in campo contro il Sindaco di Firenze, Matteo Renzi, sostenitore dell'apertura durante il 1 maggio ma non per il 25 dicembre, a significare che stiamo ragionando di un tabu' che, in base al punto di vista, rimane alla fin fine sempre un tabu'. I vertici del Vaticano si oppongono perche' sperano che la gente, non distratta da potenziali acquisti, torni in quelle chiese da cui sono e continuano a fuggire per vari motivi.
Al Sindaco di Firenze va dato atto di aver cominciato a sgretolare questo tabu' e lo aspettiamo anche nei passi successivi che ancora gli mancano. Renzi si contrappone anche al presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, e alla Unicoop, che a stento digerisce anche le mitiche aperture di mezza domenica ogni mese che il Comune di Firenze concede col contagocce.
La questione viene da lontano: la legge Bersani (n. 114/98) nell’ottica di un incremento dei consumi e di una maggiore liberalizzazione delle attivita’ economiche, incentiva la deregolamentazione nell’orario di apertura dei negozi. Un “lontano” che ogni amministrazione comunale o regionale ha continuato ad interpretare come ha voluto con, di fatto, un solo risultato: contribuire ad intasare citta' e centri commerciali e a non favorire consapevolezza da parte dei consumatori. Gli orari limitati degli esercizi commerciali, spesso identici a quelli di lavoro di altri settori, non favoriscono gli acquisti a chiunque con tempi tali per meglio scegliere, col risultato che alcune fasce orarie (tipo il sabato mattina e pomeriggio) sono “momento incubo” per l'intasamento dei negozi e della aree urbane circostanti.
In considerazione di un inesistente problema relativamente al riposo dei lavoratori del settore, si fa sfoggio, in nome della propria religione (confessionale o meno poco cambia), di durezza di posizioni. Chissa' perche' c'e' tanta preoccupazione per i commessi dei supermercati e non per i camerieri di bar e ristoranti. E chissa' perche' c'e' tanta assenza di consapevolezza per i consumatori, che sono il 100% della popolazione. E' la stessa assenza di consapevolezza, per esempio, che porta i nostri amministratori all'insensibilita' verso utenti che sono costretti a passare mediamente due/tre ore alla settimana in coda per fruire dei servizi della Pubblica Amministrazione e non solo. La medesima assenza di consapevolezza che si riscontra nei grandi servizi forniti da privati, come telefonia e tv, quando offrono sistemi di comunicazione e risoluzione dei problemi che sembrano la negazione del buon senso.
Questo per dire che c'e' un problema di fondo che la legge Bersani del 1998, e le successive “lenzuolate” dello stesso ex-ministro, non ha scalfitto: l'assenza di democrazia in economia e amministrazione. C'e' democrazia tra produttori e tra fornitori di servizi, ma non nei confronti di chi fruisce dei loro servizi, sia esso utente o consumatore. Questi due ultimi anelli dell'economia sono considerati sudditi e non attori. Un incatenamento che si sta ritorcendo contro i “carcerieri” e non solo: per sopravvivere ognuno fa per se', tirando l'acqua al proprio mulino e, all'occasione, fregando l'altro, in un vortice di illegalita' e approssimazione che danneggia il sistema economico ed istituzionale.
Qualcuno, come il Sindaco di Firenze e non solo, ha dato segnali diversi. Se fosse cosi' anche, per esempio, per il trasporto urbano e l'applicazione del codice della strada (1) ......

(1) Il caso autovelox a Firenze
 
 
 
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