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Basta con le itagliette... ma come?
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Editoriale di Vincenzo Donvito
25 maggio 2011 8:17
 
Un grido di dolore e di speranza, per ricordarci di essere vivi e non essere solo condannati a sopravvivere a noi stessi e a chi prende costantemente in giro la nostra intelligenza. Facciamo solo alcuni esempi di come nel nostro Paese si sia passati dalla certezze dei diritti e delle pene all'arroganza del potere, al pressapochismo, alla sostituzione delle realta' con la mediaticita' di un qualunque fatto od opinione.
C'e' da arraffare un po' di voti (scappati) per le prossime elezioni comunali a Milano, ecco che si ritira fuori la storia del trasferimento dei ministeri da Roma a Milano e, su questa scia, l'itaglietta si mobilita' e gli epigoni del trasloco spuntano a Firenze, a Parma e, per far capire che dicono sul serio e che non ce l'hanno con il sud, ecco che i “nordisti” sostengono che un ministero starebbe bene anche a Napoli. Altrettanta itaglietta parla pro o contro. La stessa itaglietta che ha consigliato al candidato Sindaco di Milano, Letizia Moratti, durante un confronto tv con il suo avversario, Giuliano Pisapia, di inventarsi che il contendente era stato amnistiato relativamente ad un'accusa di furto d'automobile piuttosto che, per esempio, rendergli conto di come avrebbe fatto a raggiungere l'obiettivo comunitario di Lisbona per la soddisfazione percentuale di presenze di asili nido sul territorio.
Non c'e' da stupirsi piu' di tanto, perche' e' l'itaglietta che, al massimo delle sue espressioni istituzionali (i parlamentari) non fa accedere quelli che poi devono rappresentare gli elettori tutti, ma solo quelli di stretta osservanza e scelta da parte di tre o quattro capi di partito. L'itaglietta che poi nelle aule parlamentari da' sfoggio di ignoranza, volgarita', impreparazione... cos'altro, altrimenti, visto che il requisito per esserci non e' la competenza e la popolarita' ma la fedelta'?
L'itaglietta di quel Comune del pisano che fa attendere cinque anni per rispondere alla richiesta di permesso ad un negozio Ikea (il secondo in Toscana dopo quello di Firenze), permesso che poi non concede ma che implora la notizia del rifiuto sia diffusa dopo le elezioni che coinvolgevano anche quel paese.
L'itaglietta di quella procura della Corte d'Appello di Milano che voleva condannare per truffa una mamma extracomunitaria che, grazie ad un lettera che le aveva inviato il premier Berlusconi, era andata alle Poste a ritirare il bonus bebe' che invece era riservato solo ai cittadini italiani... ma che la Cassazione ha fermato, e questo ci da' ancora speranza.
L'itaglietta del Comune di Prato che ha fatto fiamme e fuoco contro l'imposizione, da parte della Regione Toscana, dell'asilo temporaneo per 13 (tredici) nordafricani in fuga dai loro Paesi martoriati.
L'itaglietta di Enel Energia spa che ti manda a casa i propri agenti che si presentano genericamente come Enel e ti convincono che stanno solo facendo indagini sul tuo servizio, e dopo ti ritrovi con il gestore elettrico e quello del gas cambiati, magari anche con firma falsa sul contratto e costi esorbitanti. L'itaglietta di Enel che, per essere parte nel mercato libero di luce e gas, non ha trovato di meglio che chiamarsi come quell'Enel di cui quasi tutti siamo clienti nel mercato cosiddetto a maggior tutela.
L'itaglietta di chi da' anche legittimita' istituzionale ad un'imposta che si chiama canone o abbonamento.
L'itaglietta e' quella che tutti i giorni ci prende in giro, “vendendoci fischi per fiaschi” e dando valore al solo apparire piuttosto che l'essere.
L'itaglietta, quella dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni o del Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa o delle Ruby nipote di Mubarak.
L'itaglietta degli autovelox illegali e dei Sindaci consapevoli.
Basta con le itagliette... ma come?
Cominciamo a partire da noi stessi, non accettando l'impossibile e l'irrazionale e le truffe solo perche' non abbiamo tempo e voglia di far capire che non siamo scemi. Le questioni di principio sono quelle che fanno la storia e che forgiano gli individui per essere e restare tali invece che sudditi.
 
 
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