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L'inizio di una giornata d'agosto e la politica
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Editoriale di Vincenzo Donvito
25 agosto 2010 8:40
 
Proviamo a ragionare e vivere come se la politica non ci fosse. Ci alziamo la mattina con il pensiero gia' rivolto alla giornata che ci attende. Ad agosto in casa mia ci sono tutti. Io sono il primo ad alzarmi, quindi controllo se gli altri dormono e sono sereni nel loro riposo. Mediamente lo sono e dispenso baci e carezze senza che se ne accorgano. Vado in bagno e accendo la radio sintonizzata su una qualche rassegna stampa di notizie che quasi sempre gia' conosco: carta igienica quasi finita, devo ricordarmi e non quella schifezza del discount sotto casa, cosi' come le lamette da barba... fra un po' mi sfregio se non la cambio, il sapone e' buono ma il dentifricio e' meglio che cominci a provarne un altro, la doccia consuma troppa acqua prima di arrivare alla mia giusta temperatura. A parte la domenica, dove ho piu' tempo per stare con le due donne e il maschietto con cui vivo, non faccio colazione a casa. Bevo un paio di bicchieri d'acqua rigidamente non minerale ed esco. Mi faccio sette piani a piedi come una sorta di primo caffe', che invece bevo nel baretto sotto casa strapieno di commercianti ambulanti del vicino mercato che sta cominciando la sua giornata. Scelgo un caffe' e non altro, scambio alcune battute su tempo e politica con gli altri avventori. Inforco la bicicletta, faccio le mie piccole trasgressioni al codice della strada, mi avveleno il fegato vedendo che su una piazza che attraverso il manto erboso e' parcheggio di automobili che “scampano” al lavaggio delle strade intorno, e penso sempre che prima o poi devo farmi degli adesivi da attaccare sui loro vetri per ricordargli il loro livello di incivilta'. Evito di distruggere la bici e me stesso scansando buche e pavimentazioni stradali da incubo, non vado nella strettissima pista ciclabile che' anche li' il fondo e' sconnesso e se incontro un'altra bici devo fermarmi per farla passare. Mi prendo le mie dosi di gas di scarico ai vari semafori, borbotto per una buca -di cui sono diventato amico e quasi affezionato- con l'asfalto corroso che fa vedere i binari del tram che passava di la' cinquanta anni fa.
Arrivo in ufficio e la prima cosa che faccio e' leggere i giornali, tanti, italiani e non. Dopo un'oretta ho il quadro della situazione... non tanto dissimile, ma piu' approfondita e particolareggiata rispetto alle agenzie stampa che avevo letto durante il giorno prima fino a sera.
Qui mi fermo perche' non ho intenzione di scrivere un romanzo sulle similitudini di una giornata rispetto ad un'altra. Anche perche' questa e' di agosto, diversa da quella degli altri mesi in cui in casa, tranne il fine settimana, siamo io e il maschietto e, almeno fino a quando non arrivo in ufficio, le dinamiche sono altre.
Questo sono io, simile ad altri con le specifiche differenze. Ma, se qualcuno ha letto fin qua, si sara' reso conto che l'impegno preso all'inizio (“Proviamo a ragionare e vivere come se la politica non ci fosse”) non sono riuscito a mantenerlo. E chi potrebbe se non negando se stesso o auto-convincendosi che certi fatti e certe situazioni non sono politica?
Tutto questo per dire che occorre sempre la consapevolezza che e' la politica a guidare la nostra giornata. Nel racconto che ho fatto ho ricordato solo le prime ore, e il resto e' ancor piu intriso di politica, cioe' di scelte di chi ci governa e amministra e di scelte nostre, conseguenziali o meno, che ci fanno essere cittadini in ogni momento. Consapevolezza che si dovrebbe tradurre in impegno e partecipazione, facendo fede di non cascare negli errori del passato e nel parlarsi addosso dei nostri politici agostani. La ripresa dopo le ferie -per chi le fa e le ha fatte, e non solo- facciamola senza continuare a dare deleghe in bianco o disinteressandoci o accontentandoci di alcune battute scambiate al bar la mattina e dei borbottii per le cose che non funzionano.
 
 
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