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Per il meglio? Occorre ancora aspettare e lottare
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Editoriale di Vincenzo Donvito
4 dicembre 2012 12:48
 
Ora che una parte degli elettori del centro-sinistra ha scelto chi sara' il proprio candidato alla guida del Governo per le prossime elezioni politiche, i nodi che erano rimasti sospesi oppure affrontati solo a parole (come accade in ogni campagna elettorale che si rispetti)... i nodi vengono al pettine, o meglio si vedono meglio quelli che erano gia' al pettine ma che erano stati un po' offuscati dai bagliori elettorali. C'e' ancora l'onda lunga mediatica, ma la tabella di marcia del Parlamento ora subisce degli stop e delle virate solo rispetto agli abituali meccanismi della politica.
Le primarie del centro-destra, invece, pare che siano state buttate nell'oblio.
Una cosa e' certa, salvo rivoluzioni un po' difficili: l'election day non ci sara', per cui prima ci saranno le elezioni per alcuni consigli regionali e poi quelle politiche. Quindi centinaia di milioni di euro buttati via perche' i partiti in Parlamento, invece di guardare agli interessi della pubblica economia, hanno l'occhio fisso sulla cintura dei propri pantaloni.
Un'altra cosa e' quasi certa: si andra' a votare col vecchio sistema elettorale, quello che consente ai capi di partito di decidere chi saranno i parlamentari della prossima legislatura. A noi, popolo bue, la sola scelta di un partito rispetto ad un altro, cioe' la firma di cambiali in bianco a partiti che al loro interno hanno tutto e il contrario dello stesso tutto. Facciamo un esempio: i cosiddetti liberali. Dove sono? A parte che tutti i partiti si dicono grossomodo liberali, le componenti piu' dichiarate le troviamo ovunque, a destra come a sinistra; in linea di massima dipende da chi offre loro piu' scranni oppure scranni di una certa qualita'. Ma se noi popolo bue volessimo scegliere una persona piuttosto che un'altra, non ci e' consentito: non parlo del meccanismo clientelare delle preferenze nell'ambito delle liste, ma della possibilita' che ogni piccolo territorio possa scegliere il proprio rappresentante (sistema uninominale secco), proprio come fanno in Usa e in Uk, decantate democrazie che i nostri luminari istituzionali usano come riferimento solo per cio' che gli torna per aggiungere qualche buco in piu' -per meglio contenere il grasso- alla cintura di cui sopra.
Tra le tante altre certezze che non verranno rimosse in nessun modo, ne elenchiamo solo alcune, tra le piu' evidenti e che, in qualche modo, toccano di piu' i nostri tesissimi nervi: il finanziamento pubblico ai partiti non verra' rimosso, cosi' come l'8 per mille e il 5 per mille (con cui finanziamo rispettivamente, confessioni religiose ed associazioni private e/o pubbliche); il cosiddetto canone Rai (imposta sul possesso di un apparecchio tv) rimane dov'e' e, probabilmente con forme piu' sofisticate di sottrazione dei soldi ai contribuenti; le province continueranno ad esistere mentre le citta' metropolitane continueranno ad essere una beffa; la composizione del Parlamento sara' identica a quella attuale (niente Senato delle Regioni, per esempio). E se poi diamo uno sguardo ai grossi problemi economici... il decreto del governo per il “salvataggio” dell'Ilva di Taranto e' lo specchio di un metodo a cui tutti grossomodo tutti hanno rivolto un plauso.. del resto dopo quello che e' successo in passato per Alitalia, non ci si poteva aspettare che qualcosa di peggio: oltre ad imporre la cancellazione di un debito con un rilancio grazie a soldi pubblici (Alitalia), ora hanno confermato anche che si deve continuare a morire di inquinamento (Ilva).
Intanto sempre piu' elettori decidono di non essere tali. E' successo anche a qualche centinaia di migliaia di persone tra il primo e il secondo turno delle primarie del centro-sinistra, anche se l'attenzione e' stata maggiormente posta su quelli a cui e' stato negato di votare al secondo turno. Le recenti elezioni siciliane, che hanno visto la partecipazione di meno della meta' degli aventi diritto, non sono una questione estemporanea, anche perche' nelle elezioni regionali e locali, le percentuali dei votanti sono abitualmente maggiori rispetto alle elezioni politiche.
Questo e' il nostro Paese che si appresta ad una stagione di ricambio che, a quanto sembra, non cambiera' nulla: persone, metodi, scelte, fatti, sembrano piu' che altro una migliore razionalizzazione del presente.
Occorrera' ancora aspettare e ancora lottare. Intanto, pero', evitiamo che, nella nostra “piccola” quotidianita', ci mettano i piedi in testa: dal Comune al quartiere, dalla Asl al Fisco, etc.
 
 
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