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Natale. 'Dal personale al politico'. Invito alla riflessione
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Editoriale di Vincenzo Donvito
25 dicembre 2012 20:09
 
Una bimba di sei anni scarta il regalo di Natale sotto l'albero in casa dei suoi cari e, invece di trasformare la sua ansia gioiosa in felicita', comincia a mettere il broncio, a parlare un po' a singhiozzo, fino a non tanto velate lacrimucce. La bambola, con tutto il corredo di automobile e attrezzi da picnic, non era nell'elenco delle richieste contenute nella letterina che aveva scritto a Babbo Natale. E, finito l'effetto di insoddisfazione per la propria richiesta, sentenzia “questo giocattolo e' anche brutto!”. La bimba avra' altri motivi di soddisfazione rispetto alla sua letterina che, allo stato, risulta presa in considerazione al 50% dai tanti Babbo Natale che hanno lasciato regali nei vari luoghi famigliari a lei cari, e sicuramente altri Babbo Natale riempiranno l'attuale deficit: “il tuo Babbo Natale e' birbone e un po' distratto, sai con tutto il lavoro che ha da fare in questi giorni... vedrai che entro la fine delle feste soddisfera' la tua lettera”, e' quanto le viene detto, con lei sorridente che annuisce.
Nei giorni precedenti il Natale, la stessa bimba era andata a cinema a vedere “Le cinque leggende”, un super cartone animato natalizio, scenicamente maestoso, che narra di come tutti i simboli umanizzati delle feste (Babbo Natale, il coniglio pasquale, etc) riescono a vincere sull'Uomo Nero che voleva farli sparire dall'inconscio collettivo dei bimbi, portando questi ultimi a non credere piu' alla loro reale esistenza... e quindi: fine dei giocattoli in dono, delle decorazioni “magiche”, etc.
Tra un discorso e un altro, nei giorni tra il film e la delusione sotto l'albero, ho chiesto a questa bimba se credeva che Babbo Natale esisteva davvero. Lei mi guarda e mi dice: “Io si', e tu ci credi?”.”Ho qualche dubbio, non ne sono certo”, e' stata la mia -forse debole- risposta. “E che dubbi sono?”, incalza la bimba. “Non so, devo approfondirli”, la mia replica, sostanzialmente per cambiare discorso. E cosi' e' accaduto.
Quando ero bimbo io, nella mia famiglia come in tante altre, Babbo Natale non portava doni, ma era solo un omone simpatico, simbolo piu' che altro dell'albero, mentre il simbolo del Natale era il presepe, e i doni arrivavano “solo” grazie alla Befana il 6 gennaio. Vecchietta sulla scopa a cui -per quanto abbia memoria- non ho mai creduto perche' di notte vedevo sempre i miei genitori che depositavano calze e doni; genitori che, tra l'altro, facevano fatica a nascondere per tutte le vacanze di fine anno, i copiosi pacchi di doni che ci arrivavano da nonni e zii oltremare: io sapevo dove erano nascosti e prima del deposito accanto al letto in cui dormivo (non sotto l'albero come oggi), ogni tanto me li andavo a guardare. Devo riconoscere che probabilmente e' meglio che i doni vengano dati all'inizio delle feste che non alla fine, perche' il giorno dopo la Befana si andava (e si va) a scuola e il loro uso diventava molto limitato.
Di quel bimbo che non credeva alla Befana, oggi sono qui a scriverne. Chissa' cosa fara' fra un po' di tempo la bimba “vittima” del disguido e dell'affaticamento di Babbo Natale 2012.
Non so, mi sono sempre posto domande del genere in occasione delle varie feste dove tutti sono chiamati a divertirsi ed essere felici. E “non so” lo sottolineo perche' non sono sicuro verso me stesso del fatto che il mio amore per il divertimento e la gioia di un bimbo debba necessariamente passare attraverso la finzione. Non basto io e gli altri cari? Quanto di questo mio deficit l'ho consegnato al business del divertimento perche' lo colmasse con la propria ridondanza? Business del divertimento contro cui non ho niente di particolare e, soprattutto, non nutro astio e pregiudizio. Ma che mi lascia sempre perplesso del fatto che si debba alimentare grazie ad una finzione (che se non ci fosse, il business lo farebbero lo stesso).
Sono domande a cui non e' semplice -per me- trovare una risposta subito. Ma intanto mi “nutro”, e consiglio di farlo a chi non lo avesse ancora fatto, di tre articoli che abbiamo pubblicato nei giorni scorsi sul nostro web:
- il primo che parla di religione (che io, pur estraneo a qualunque opzione sul sovrannaturale, comunque consiglio) “Per un Natale che include tutti, ma propri tutti e tutte”
- il secondo consumerisitico e salutistico: “Natale, che stress”
- il terzo pedagogico, economico e di marketing: “Dal giocattolo al videogioco. Una continuita' in crescita e in via di legittimazione”
 
 
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