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Vacanze nella ressa e che distruggono noi e l’ambiente? Rivedere scuola e lavoro
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Editoriale di Vincenzo Donvito Maxia
2 luglio 2023 9:46
 

Le vacanze, partite “alla grande” in questi giorni, sono uno dei momenti più attesi da tutti, lavoratori e studenti. La caratteristica diffusa è la ressa: quasi sempre in autostrade, aeroporti e stazioni ferroviarie, spesso anche nei luoghi in cui si giunge in vacanza. Più o meno tutti mettono in conto stress, disagi e perdite di tempo, appagati poi dall’arrivo alla meta agognata. Succede che il viaggio, la vacanza che dovrebbe partire dentro di noi dal momento in cui cominciamo ad organizzarla, e fisicamente da quando ci chiudiamo la porta di casa alle spalle per usare il nostro mezzo di trasporto.. succede che invece comincia solo quando arriviamo a destinazione, godendo o meno della ressa che troviamo nel viaggio e nella meta.

I tempi della vacanza sono stati concepiti in un mondo che non c’è più. Quando vacanza era sinonimo di clima caldo del nostro emisfero e della nostra latitudine. Certo, ci sono tanti che vanno in vacanza anche in autunno, inverno e primavera, ma sono pochi rispetto alla grande massa: bisogna poterselo permettere in tempo e denaro.

I simboli tipici, invece, delle nostre vacanze sono le tante attività economiche che chiudono nei mesi canonici e la scuola che chiude da metà giugno a metà settembre.

Oggi, trovare il bel clima in Paesi vicini e lontani, in qualunque stagione, con voli che costano anche meno di quelli nazionali ed europei, è già una realtà disponibile per tutte le tasche.

Il risultato dell’attuale organizzazione sociale ed economica è negativamente duplice: da una parte tutto l’anno “non-vacanza” viene vissuto con fatica e stress e la vacanza è una sorta di liberazione (si pensi alla scuola, per esempio, e al sentimento degli studenti per la fine dell’anno scolastico); dall’altra la concentrazione nei tre mesi implica costi maggiori e ressa.

Proviamo a pensare ad un’organizzazione diversa.
La scuola. Un anno scolastico che inizi a fine agosto/primi di settembre e termini a fine giugno, con alcune pause di 10/15 giorni, oltre al classico Natale e fine anno, in autunno, inverno e primavera. Scuole, con l’obbligo fino a 18 anni, che dovrebbero essere a tempo pieno, uscendo verso le 16/17 dal lunedì al venerdì e senza compiti a casa, con il pomeriggio non dedicato a fare compiti ma continuazione della didattica. Gli studenti si sentirebbero meno in gabbia e la scuola farebbe più parte della loro vita quotidiana.
Lavoro. Città non deserte per le chiusure estive, ma sempre aperte, a vantaggio di residenti e turisti.

Quali risultati si potrebbero avere?
Prima di tutto la salute individuale: un calo dello stress per l’attesa dell’agognata liberazione. Poi il lavoro: più insegnanti per la scuola, più lavoratori per le attività a ritmo continuo.
Più vantaggi per chi va in vacanza: meno prezzi alti per i cosiddetti periodi di punta. La vacanza diventerebbe fatto ordinario per chi la offre e per chi la consuma.
Meno stress e inquinamento per il nostro ambiente. Le resse odierne portano molto inquinamento che, anche se ci sono i periodi di non-ressa, questi non bastano a riassorbire questo inquinamento, che invece ha deteriorato la situazione di base.

Sogni? Utopie? No! Solo volontà politica.
Riformare la nostra vita e il nostro mondo a misura di un futuro già da vivere. Le vere riforme non sono, come avviene sempre oggi, quelle per accontentare una corporazione o una categoria a continuare nel proprio trend di vita che - dati alla mano - distrugge loro stessi, i loro figli, la nostra economia e il nostro ambiente. Le riforme non possono non essere cambiamenti radicali, soprattutto per rimediare ai danni che abbiamo fatto a noi stessi e all’ambiente fino ad oggi, con modelli di economie e di vite più armoniosi con il nostro tempo.

Da dove cominciamo? E, soprattutto, chi ha voglia di farlo, rimettendo in discussione se stesso e il nostro modello socio/economico?

Qui il video sul canale YouTube di Aduc
 
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