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Votate, votate, votate
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Editoriale di Vincenzo Donvito
19 febbraio 2013 13:04
 
Il voto e' un obbligo nei Paesi autoritari e un optional in quelli democratici. Per fortuna apparteniamo a quest'ultima categoria e, quindi, chi non vota non ha nessun riflesso sulla sua condizione di cittadino. Un contesto in cui, per l'applicazione e l'affermazione dei diritti degli utenti e consumatori, consigliamo a chi ci legge di recarsi a votare. Lo stato normativo in merito e' molto gracile, impreciso, rozzo e affida troppa discrezione ai tutori della legalita', siano essi giudici o pubblici amministratori.
Quando facciamo un ricorso contro una multa al codice della strada, per esempio, capita che testi con identiche motivazioni siano accettati da un giudice e respinti da un altro; anche se sul codice della strada c'e' scritto “verde” e il contesto in cui viene elevata la contravvenzione non e' per niente “verde”. C'e' un giudice che si pronuncia in un modo e un altro nel perfetto opposto, e le procedure per fare opposizione in caso di bocciatura sono piu' costose della multa in se'... e' questo un Paese civile con certezza del diritto e della pena?
Quando abbiamo a che fare con un gestore di telecomunicazioni, tutte le regole vengono costantemente violate contro gli utenti: veri e propri furti, in genere di scarso valore economico per il singolo che -di conseguenza- paga perche' contestare costerebbe di piu'. E le Autorita' di vigilanza ogni tanto fanno qualche multa, ma di importi tali che i gestori pagano queste multe come se fossero gabelle -quasi sempre di valore inferiore anche a quello economico della piu' scarsa pubblicita'- per continuare a truffare gli utenti.
E' lo stesso coi gestori di energia, coi gestori idrici.
Come e' lo stesso con l'IVA sulla tassa dei rifiuti, riconosciuta illecita dalla Corte Costituzionale e da vaie sentenze di Cassazione, e che gestori e Stato continuano a far pagare ai contribuenti.
Cosi' come -nonostante fior fiore di sentenze- continuano a far pagare la tassa di concessione governativa sui telefonini. E che dire dei contributi per l'epurazione in luoghi in cui non c'e l'ombra di un meccanismo in merito.
E poi la finta class action tra privati che e' impossibile da attivare e se ti azzardi a farlo, il giudice ti respinge la richiesta e ti fa pagare decine di migliaia di euro per pubblicare il rifiuto -che nessuno legge- e che fa guadagnare soldi a giornali che gia' ricevono contributi pubblici per la loro esistenza. E la finta class action contro le magagne della pubblica autorita' dove, se il cittadino ha ricevuto un danno, non gli viene riconosciuto nessun rimborso, ma solo il risanamento del contesto/situazione che ha provocato il danno.
E poi le banche, capaci solo di far soldi per se stesse e il proprio entourage e finanziate senza discrezione dai soldi dello Stato. Banche che continuano ad emettere prodotti “tossici” concepiti solo per rubare soldi ai risparmiatori, eludere le sorveglianze e mettere sul lastrico milioni di persone.
E poi l'imposta/canone della Rai per mantenere i clienti dei partiti e drogare la pubblica informazione.
Crediamo di aver dato idea -parziale, e' ovvio- del contesto in cui ci accingiamo ad esprimere il nostro voto per il rinnovo di Camera e Senato ed alcuni consigli regionali. Un contesto in cui, se non partecipiamo, domani non potremo neanche “sputare in un occhio” a chi, inviato in Parlamento, ha tradito le motivazioni per cui aveva attirato il nostro voto.
L'Italia e' un Paese conservatore. Non e' una novita'. E in genere vince le elezioni chi garantisce lo stato dei fatti, anche se usa termini come “riforma”, “nuovo”, “rivoluzione”, etc. Fatti intorno ai quali tutti si sono acquattati da sempre, costituendo una quotidianita' di malaffare di cui difficilmente ne possono fare a meno: essenzialmente evasione fiscale, trucchetti per fregare le autorita' e gli altri; trucchetti di cui tutti sanno e accettano per una sorta di costituzione molecolare.
Cambiare e' un'ardua impresa, ma averne consapevolezza e' determinante per -volendo- predisporsi ad un altro modo di essere comunita' e Stato. Altro modo di essere che comporta la partecipazione alle scelte di chi ci deve governare e -soprattutto- l'attenta vigilanza civica, nei modi e nelle forme in cui il nostro essere membro costituente dell'Unione europea ci consente e ci incoraggia.
 
 
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