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"PERCHE' UNA E' LA SORTE." OVVERO: COMPIANTO PER LA MORTE DI UN MICIO
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
1 novembre 2006 0:00
 


"Perche' una e' la sorte per i figli dell'uomo e per le bestie -la morte".

E' perentorio Qohelet, uno dei libri piu' enigmatici della Bibbia, che nei versetti 19-21 insiste su questa perfetta uguaglianza tra umani e animali affermando ancora:

"Come muoiono queste muoiono quelli e in tutti e' un unico soffio vitale.
E non c'e' superiorita' dell'uomo sulla bestia perche' tutto e' vanita' (miseria/spreco).
Tutto va in un unico luogo: dalla polvere tutto viene e alla polvere tutto torna
".

E la conclusione di questo passo e' una domanda per niente retorica:

"Chi sa se il soffio vitale dell'uomo sale in alto? E il soffio vitale della bestia scende in basso?".

Si', chi lo sa davvero? Chi puo' dirlo con cognizione di causa?

E cosi', in questa sospensione creata dal nostro radicale non sapere (ma anche dall'unica cosa certa che sappiamo, che, cioe', tutti dobbiamo morire), puo' trovarsi un posto per una autentica com-passione verso i nostri fratelli animali, compassione che sembra cosi' estranea al vissuto concreto delle tre religioni monoteiste abramitiche. Ma a questo punto si puo' andare ancora oltre: puo', cioe', farsi strada anche la fiducia che, se c'e' una resurrezione, essa riguardi non solo gli esseri umani, ma anche gli animali che con noi condividono il medesimo soffio vitale, la medesima capacita' di soffrire e la medesima sorte finale, la morte -e infine essa abbracci anche tutto, ma proprio tutto quello che c'e' al mondo. Sono posizioni gia' rappresentate da tempo all'estero (ho in mente Sull'immortalita' degli animali del teologo tedesco Eugen Drewermann e La fisica dell'immortalita' di Frank J. Tipler), posizioni che d'altronde non fanno altro che prendere sul serio, sul versante cristiano, la lettera ai Romani di Paolo, la' dove dice: "La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio (.) e nutre la speranza di essere pure lei liberata dalla schiavitu' della corruzione (.). Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto (.)" (Rm 8,19ss.).

Qui da noi, l'unica persona a me nota, che sviluppa una teologia degli animali, e, per sua stessa ammissione, crede nella immortalita'/resurrezione degli animali, e' Paolo De Benedetti, una persona di splendida umanita' e semplicita', che, dalla sua profonda conoscenza della Bibbia e della vasta sapienza della tradizione ebraica, da una parte, e dalla sua capacita' di mettersi in vera relazione con umani e animali, dall'altro, trae un motivo di originale riflessione: l'animale come l'innocente che soffre, "l'animale in quanto Giobbe, anzi piu' Giobbe del Giobbe biblico: perche' quest'ultimo ha avuto poi la sua ricompensa, mentre il mondo animale, in genere non la ottiene" (E l'asina disse., p. 23). Ma non solo: per Paolo De Benedetti la sofferenza dell'animale ci interroga con piu' veemenza di quella del giusto umano, perche', mentre l'essere umano discende pur sempre da Adamo ed Eva, e quindi porta in se', come umano, la "colpa originale", l'animale no, l'animale e' veramente innocente: ".gli animali che non hanno voluto essere come Dio, che non hanno nella loro natura la capacita' della malizia, hanno seguito l'uomo nella sua rovina, e continuano a soffrire con lui e da lui, che essi tuttavia continuano a temere, venerare o amare, a seconda delle specie, come il loro Dio. E' un mistero che puo' parere piccolo e futile soltanto a chi pensa che il cristianesimo abbia pagato tutto il nostro debito verso gli animali con san Francesco d'Assisi" (ivi, p. 44s.). No, la sofferenza dell'animale non e' un problema marginale, anche perche' -afferma ancora De Benedetti- "ne va di mezzo Dio e la sua giustizia" (ivi, p. 24)
Alla sofferenza e alla morte dei suoi piccoli amici pennuti o a quattro zampe, alla gioia che gli hanno dato in vita e alla loro presenza umbratile che continua ad accompagnare i suoi passi, Paolo De Benedetti dedica righe commosse, indimenticabili, e insieme lievi. Fra di esse scelgo questo "compianto" che posso proporre qui per la cortesia della casa editrice Scheiwiller di Milano, a cui va il mio ringraziamento.

Per Dove sei
Ti avevamo chiamato Dove sei
perche' a questo appello tu venivi
e avevi scelto che fosse il tuo nome.
Ma ora non rispondi, e non sappiamo
dove sia la tua anima pensosa
di grande gatto, che scrutava il mondo
con ansia, confidando in pochi affetti
e fuggendo nel sonno. Forse Dio
ti ha detto: Dove sei? Perche' voleva
qualche cosa di morbido nel grembo,
fra tanti santi un poco soffocanti.
Ma ti ha rapito a noi, che nel tuo esserci
credevamo che al mondo pur ci fosse
qualche spiraglio ancor di paradiso,
e che il creato fosse 'molto buono'.
La morte e' amara, ma piu' amaro assai
e' vedere morire. Forse questo
potevi risparmiarcelo, Signore,
ancora un po'. Ora conserva l'anima
piccolina del nostro Dove sei
per quando arriveremo, e se tu puoi
consolala. Ma forse tu non puoi,
perche' la morte e' troppo anche per te.


(A cura di Annapaola Laldi)

NOTA
Per il testo di Qohelet ho tenuto presenti la traduzione della CEI 1971, quella di Guido Ceronetti (Einaudi 1987) e quella di Erri De Luca (Feltrinelli 2001).

La poesia e' tratta dal volume: PAOLO DE BENEDETTI, Nonsense e altro, Libri Scheiwiller, Milano 2002, p. 94).
clicca qui

PAOLO DE BENEDETTI e' docente di Giudaismo e Antico Testamento presso diverse universita', svolge una parte importante nel dialogo ebraico-cristiano ed e' molto attivo in e per "BIBLIA" (Associazione laica di cultura biblica).
Per una corretta seppur breve presentazione dell'autore mi affido a due citazioni.
Di se stesso, nella premessa al volume Cio' che tarda avverra', dice: "Il lettore avra' una certa difficolta' a trovare una definizione confessionale all'autore: cio' nasce dalla sua condizione marrana, cioe' dalla compresenza di categorie mentali e fedelta' ebraiche, e di alcune convinzioni cristiane, in combinazione instabile ma irrinunciabile. E' uno status importante per lui solo: ma il lettore ha diritto di saperlo".
Di lui, il cardinale Carlo Maria Martini, in un contributo al quaderno dal titolo "Il settantunesimo senso" della rivista "Humanitas", 1/2006, dice: "Il contatto con lui non finisce di stupire. Egli e' come quel padrone di casa che continuamente estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche (cfr. Mt 13,52). Tutto questo Paolo De Benedetti lo compie (.) in assoluta gratuita' e semplicita', contento soltanto di comunicare a tanti altri le sue intuizioni e di far vibrare il cuore con le parole della Scrittura e i valori della tradizione ebraica" -parole che posso sottoscrivere anch'io dato che ho avuto la fortuna di ascoltarlo alla radio e di persona, oltre che di leggere diversi suoi scritti.

Per una piccola bibliografia di Paolo De Benedetti (PDB)
Il libro gia' citato, Nonsense e altro, Libri Scheiwiller, Milano 2002 contiene diverse poesie e altri scritti sugli animali. Nel titolo si allude alla letteratura nonsensica (Limerick ecc.), sulla quale vi sono due articoli di PDB con composizioni originali.

"Il settantunesimo senso -omaggio a Paolo De Benedetti" e' il quaderno 1/2006 della rivista "Humanitas" edita dalla Morcelliana di Brescia, e contiene una ventina di saggi di amici, colleghi, allievi di PDB. Fra gli altri segnalo il contributo di SARA BIGNOTTI, "La teologia degli animali di Paolo De Benedetti -Volti non umani del creato" (p. 128ss.).
In questo quaderno si trova anche un'ampia bibliografia dell'autore.

Ancora qualche titolo
E l'asina disse ., edizioni Qiqajon -comunita' di Bose, Magnano 1999, e' il testo, breve (appena 60 pagine) e intenso, in cui PDB sviluppa la sua teologia degli animali.

Cio' che tarda avverra', edizioni Qiqajon -Comunita' di Bose, Magnano 1992.

Dalla trasmissione radiofonica "Uomini e profeti" condotta da Gabriella Caramore vengono i seguenti tre titoli tutti editi dalla Morcelliana di Brescia:
Sulla Pasqua, 2001; E il loro grido sali' al cielo (Commento all'Esodo), 2002; Qohelet (Un commento), 2004.

Alcune composizioni sugli animali contenute nel libro di Scheiwiller sono comparse in edizioni illustrate per i bambini. In particolare:
Gattilene (con illustrazioni di Michele Ferri), San Paolo, Cinisello Balsamo 2003;
Gatti in cielo (con illustrazioni di Michele Ferri), MC editrice, Milano 2006.

Fornisco anche le indicazioni dei due libri citati col solo titolo nel testo.
EUGEN DREWERMANN, Sull'immortalita' degli animali, Neri Pozza Editore, Vicenza 1998(?) (mi risulta esaurito e per ora non ristampato);
FRANK J. TIPLER, La fisica dell'immortalita', Arnoldo Mondadori, Milano 1995 (e' fuori catalogo, ma forse ancora reperibile).
 
 
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