Il commercio equo ha il vento in poppa, forse perché la crisi obbliga i francesi a non consumare come se non fosse accaduto nulla. Lo studio "Mercato del commercio solidale in Francia all'orizzonte del 2015", pubblicato da
Xerfi, mostra che la crescita del settore è stata sostenuta nel 2009, nonostante le tensioni che pesano sul potere d'acquisto in periodo di recessione.
Le vendite dei prodotti solidali della rete
Max Havelaar -uno dei marchi più noti del settore insieme a
Step,
Bioéquitable ed
Ecocert- sono aumentate del 15%. E' un incremento notevole, tenuto conto dell'estensione e della diversificazione dell'offerta. Infatti, Max Havelaar nel 2008 contava 2.800 prodotti di riferimento contro appena 125 del 2001: dall'alimentare alla cosmetica, dal tessile al turismo.
Prospettive ottime per questo commercio, secondo Xerfi, anche se è un mercato di nicchia, con una cifra d'affari dieci volte inferiore al "bio". I francesi sono ancora "timidi", rispetto agli svizzeri e ai britannici, i maggiori consumatori di prodotti equi e solidali; stando a una rilevazione del dicembre 2009, il 10% dei nuclei francesi compra "frequentemente" questi prodotti contro il 28% in Gran Bretagna. Per superare le resistenze bisogna che il commercio solidale abbassi i prezzi, diventi più visibile e non affoghi nella moltitudine di "pratiche impegnate", come sviluppo duraturo, agricoltura bio, responsabilità sociale dei marchi, commercio etico...