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 U.E. - U.E. - Matrimonio omosessuale. Corte Strasburgo: negarlo non nega un diritto
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25 giugno 2010 9:43
 
Il matrimonio tra omosessuali non e' un diritto. O meglio negarlo, non significare negare un diritto. Ne' tantomeno una violazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Lo ha stabilito oggi la Corte europea di Strasburgo con quattro voti a favore e tre contrari. Ogni Stato, quindi, puo' decidere autonomamente se celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso e di conseguenza se garantire gli stessi diritti riconosciuti alle coppie eterosessuali. Il caso e' arrivato fino a Strasburgo su ricorso di una coppia di gay austriaci. 'Le autorita' nazionali sono preposte per soddisfare i bisogni sociali in materia. E il matrimonio racchiude connotazioni sociali e culturali profondamente radicati, che differiscono largamente da un Paese a un altro', ha spiegato il giudice. 'I differenti Stati europei non devono - ha concluso - forzatamente conferire (alle coppie omossesuali, ndr) uno statuto analogo sotto tutti i punti di vista al matrimonio'.
Per l'associazione radicale Certi Diritti la Corte ha riconosciuto "la rapida evoluzione di atteggiamenti sociali nei confronti delle coppie dello stesso sesso in molti Stati membri e un numero considerevole di Stati hanno legiferato per il riconoscimento legale".
La Corte, nella sentenza, afferma che "una coppia convivente dello stesso sesso che vive in un partenariato stabile, rientra nel concetto di 'vita di famiglia', cosi' come per il rapporto di una coppia di sesso diverso nella stessa situazione", avvalorando la tesi di Robert Wintemute intervenuto presso la Corte per conto di Ilga-Europe, organizzazione non governativa che lotta per l'uguaglianza ed il rispetto dei diritti umani delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender in Europa.
Una sentenza che per l'associazione radicale "rappresenta un cambiamento rilevante per la Corte: e' la prima volta infatti che la Corte europea dei Diritti umani si riferisce alle unioni tra persone dello stesso sesso come famiglie richiamandosi all'articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) della Convenzione europea dei Diritti dell'Uomo. La Corte ha anche fatto un importante riferimento alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e ha sottolineato che l'articolo 9, relativo al diritto di sposarsi, non fa riferimento a uomini e donne. La Corte ha poi detto che 'il diritto al matrimonio sancito dall'articolo 12 [della convenzione] non deve essere in alcun modo considerato limitatamente al matrimonio tra due persone di sesso opposto'". 
L'associazione considera "molto importanti le decisioni della Corte europea, poiche' rafforzano le iniziative giurisdizionali che ben presto verranno avviate, in collaborazione con Rete Lenford avvocatura Lgbt e con il Comitato 'Si' lo voglio' per continuare le azioni di 'Affermazione civile' che ad aprile hanno portato alla sentenza della Corte costituzionale 138/2010".
"La sentenza di Strasburgo ha pero' anche sostenuto che l'Austria non ha violato l'articolo 12 (diritto al matrimonio) non permettendo a una coppia dello stesso sesso di sposarsi. Tre dei sette giudici erano del parere che vi sia stata una violazione dell'articolo 14 (divieto di discriminazione) in combinato disposto con l'articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) e che l'Austria aveva l'obbligo di introdurre un partnership legge immatricolati prima del 1 gennaio 2010".
"Cosi' come la Corte costituzionale italiana - conclude - la Corte Europea dei diritti dell'uomo si e' mostrata timida di fronte al tema del diritto al matrimonio, lasciando libero campo all'iniziativa legislativa nazionale e, cosi' facendo, aprendo la strada ad una serie di problemi e contraddizioni in tema di libera circolazione e di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge".
 
 
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