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 ITALIA - ITALIA - Scuola, sindacati contro nuovi poteri sanzionatori dei presidi: c'è rischio censura
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1 gennaio 2010 7:36
 
A piú di un mese dall'introduzione del decreto legislativo 150, i sindacati della scuola puntano il dito contro l'inasprimento delle sanzioni disciplinari nei confronti del personale docente che d'ora in poi si renderà protagonista di comportamenti lavorativi scorretti: le organizzazioni di comparto ritengono eccessiva la delega trasferita ai presidi, che grazie al cosiddetto "decreto Brunetta" d'ora in poi potranno procedere autonomamente (senza consultare i responsabili degli Uffici scolastici regionali) ricorrendo alla censura e sospendendo i docenti dal servizio fino a 10 giorni, privandoli del corrispettivo stipendio.

Per i sindacati, che annunciano battaglia, questa estensione viene ritenuta una minaccia alla garanzia di libertà di insegnamento garantita dall'articolo 33 della Costituzione.

Un concetto divenuto nella scuola norma prima attraverso i `decreti delegati' del 1974 e successivamente attraverso il `testo unico' del 1994 con cui sono state introdotte importanti enti di garanzia - i Consigli di disciplina operanti all'interno dei Consigli scolastici provinciali e del Consiglio nazionale della pubblica istruzione - per verificare di volta in volta i procedimenti sanzionatori.

L'estensione concessa ai presidi non è quindi da poco: basti pensare che sino alla metà di novembre le `punizioni' piú rilevanti che potevano infliggere i dirigenti scolastici agli insegnanti non potevano andare al di là della multa fino a 4 ore di stipendio. Le indicazioni del decreto di Brunetta stanno già producendo i primi effetti: proprio in questi giorni alcuni Usr, come quello della Lombardia, hanno già inviato alle scuole di competenza una circolare esplicativa indicando ai presidi le procedure da attuare e i responsabili a cui rivolgersi nei casi di sanzioni da adottare.

Ed è proprio quest'ultima `mossa' ad aver prodotto la reazione dei sindacati. "Quella delle sanzioni disciplinari inflitte direttamente dai presidi nei confronti dei docenti - dichiara ad Apcom il coordinatore della Gilda degli insegnanti, Rino Di Meglio - è una questione gravissima: il problema non è quello di essere puniti o meno, ma di un potere eccessivo concesso ai dirigenti scolastici, che rischia di sconfinare nella discrezionalità mettendo a rischio quella libertà di insegnamento e autonomia da sempre prerogativa della professione dell'insegnante".

Il leader della Gilda degli insegnanti trova inique non solo le nuove sanzioni disciplinari, ma tutto l'impianto normativo sul sistema delle valutazioni professionali voluto dal ministro della Funzione pubblica: "se deve esserci un cambianto di rotta importante - sostiene Di Meglio - perch‚ non si parte dalla testa cominciando a valutare seriamente i dirigenti scolastici?".

Dei rilievi simili erano stati espressi anche dalla Flc-Cgil. E di recente dalla segreteria nazionale della Cisl Scuola, che attraverso nota inviata al ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, se la prende con quei direttori degli Uffici scolastici regionali che hanno avuto premura nel costituire degli uffici per la gestione dell'attività disciplinare: ció sarebbe avvenuto "in assenza - scrive la Cisl Scuola - di direttive nazionali che rendano omogenea su tutto il territorio l'applicazione delle nuove norme".

Per il sindacato il ministro deve dare quindi indicazioni sui "gravi dubbi interpretativi sollevati dalla nuova regolamentazione della materia e le modalità di applicazione delle innovative procedure e competenze in essa previste". Il rischio, sempre per la Cisl Scuola, è che venendo meno il "principio costituzionale della libertà di insegnamento, contenuta nell'articolo 33 della Costituzione" possa cadere "l'esplicito intento di evitare che il procedimento disciplinare (deciso direttamente dai presidi nei confronti dei docenti ndr) fosse usato impropriamente per condizionare - conclude il sindacato guidato da Francesco Scrima - l'esercizio professionale di tale libertà".
 
 
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