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Abbigliamento scolastico e ipocrisie. Un caso fiorentino. Tutti liberi o divisa! Difficile?
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Articolo 
1 giugno 2022 8:10
 
 In un istituto comprensivo fiorentino la dirigente scolastica, preoccupata per l’abbigliamento di studentesse e studenti, ha ritenuto opportuno diramare una circolare (1) in cui invita al decoro. Pietra dello scandalo è stato più che altro l’abbigliamento delle ragazze, ispirato e realizzato alle mode più in vigore.
Il risultato è stato quello che era logico ci si dovesse aspettare, ovviamente dagli unici soggetti interpellati, i genitori… che gli studenti… giammai… del resto sono minorenni...: bacchettoni da una parte, liberi dall’altra. Effetto altamente probabile: derisione da parte degli studenti che, più o meno di nascosto, continueranno a fare quello che credono, come accade per qualunque divieto o impedimento venga loro imposto per questioni che invece fanno parte della loro quotidianità (2).

Si parla di decoro, concetto molto individuale o dettato da modi e costumi diffusi che non è detto siano accettati da tutti. Tutti che hanno uguali diritti, siano essi presunta minoranza o altrettanta presunta maggioranza. Classico esempio: ombelico in mostra, jeans stracciati, poppe più o meno visibili, capelli di fogge e colori considerati bizzarri da qualcuno, con l’aggiunta che quelli più ricchi sfoggeranno il proprio status anche come distinzione verso quelli poveri (e quindi: invidie, classismo economico ed estetico, etc).
E non potrebbe essere altrimenti, visto che si è scelta la libertà di abbigliamento… ma ecco che la libertà diventa una chimera perché invece viene imposta morale e gusto di chi dirige la specifica scuola. Per essere espliciti: quello che si vieta in questa scuola lo vediamo in altre scuole.
Quindi: dipende!! Il metodo è quello discrezionale. Risultato: inutili discussioni, ché tutti saranno scontenti tranne i detentori dell’autorità che forse si sentiranno fieri di aver assolto ad un proprio dovere morale estetizzante.

Il problema esiste e non è risolvibile stante l’attuale discrezionalità.

Il metodo per non intrecciarsi in queste diatribe c’è ed è semplice: la divisa. Ce ne sarebbero di carine che ridurrebbero al minimo gli scontenti.
Quindi: o ognuno si veste come crede, e tutti zitti, o si impone la divisa a tutti.
Difficile?


1 - «Si ricorda - si legge nella circolare, - che in base al regolamento d'istituto l'abbigliamento deve essere consono all'ambiente scolastico e adeguato alle attività proposte. Pertanto, anche in seguito alle segnalazioni del personale docente, si evidenzia a titolo esemplificativo che non risulta consono all'ambiente scolastico l'utilizzo di canotte, top, pantaloncini corti, gonne corte e simili. Si comprende l'esigenza di un abbigliamento pratico e fresco, ma si consiglia di preferire capi in tessuti naturali come cotone e lino». L'invito viene esteso anche al personale docente e non docente. La Nazione
2 – qui una caso su informzione/educazione sessuale a scuola

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