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Airbag difettosi: panico Takata
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Articolo di Sara Astorino
4 giugno 2024 16:21
 

Diverse case automobilistiche, in Italia come nel resto del mondo, hanno avviato una compagna di richiamo di alcuni modelli di automobili in virtù dell’installazione di airbag potenzialmente “mortali.”

Airbag prodotti dalla Takata, società ormai fallita nel 2017, lasciando debiti ingenti e moltissimi dipendenti senza lavoro.

La notizia giunge tardi in Italia  se si tiene conto che in Usa lo scandalo Takata è scoppiato da molto tempo e proprio le inchieste, molteplici, avviate da la Nhtsa, ente americano per la sicurezza dei trasporti,  hanno determinato il default della società.

La vicenda parte da lontano, il 1990, quando Tanaka comincia a produrre airbag che di ridotto non hanno solo le dimensioni ma anche il costo.
Le case automobilistiche, come Honda, Ford, BMW, Mazda, Citroen, DS e Toyota, decidono, quindi, di procedere all’installazione di questi innovativi airbag.

Tutto sembra procedere senza intoppi fino al 2000.

In quegli anni si comincia a sospettare che alcuni incidenti possano tutti essere collegati ad un difetto dell’airbag.

Così si scopre che il costo ridotto dell’airbag dipendeva dal fatto che Tanaka utilizzava nella produzione una diversa sostanza chimica rispetto a quella utilizzata da altre marche. Sostanza che, in certe condizioni di caldo ed umidità, vista l’assenza di un essicante, raggiunge una pressione tale da far scoppiare la bomboletta che lo contiene e con essa l’airbag.

Il problema può essere risolto ma i costi sono elevatissimi: l’airbag va infatti cambiato anche solo a scopo cautelativo.

Questo ha comportato, quindi, il fallimento della Takata ed oggi sono molteplici problemi per le case automobilistiche.

I numeri sono impressionanti posto che la Nhtsa riporta che solo negli Usa  i veicoli coinvolti, e quindi gli airbag sostituiti, sono 45milioni.

E in Italia che succede?
Le  case automobilistiche su cui l’airbag è stato installato, come previsto dalla legge, mandano migliaia di lettere chiedendo in alcuni casi di portare quanto prima la vettura in officina ed in altri casi, addirittura, si arriva a comunicare il ritiro del veicolo.

Soprattutto nel secondo caso (ritiro del mezzo) viene rappresentato che chiunque decidesse di utilizzare la vettura oggetto di ritiro, lo farebbe sotto la propria esclusiva responsabilità e addirittura le compagnie assicurative potrebbero rifiutare di coprire gli eventuali danni.

Come tutelarsi?
Chiunque riceva un avviso legato a problematiche connesse agli airbag deve portare la macchina immediatamente in officina.
Chi riceve l’avviso di tenere fermo il veicolo deve farlo.

E se si ha il dubbio che anche la propria autovettura sia coinvolta allora va contattata direttamente la casa madre.

E i danni?
I consumatori che rimarranno “a piedi”, se il richiamo indica il ritiro dell’autovettura, per chiedere rimborso avranno l’onere di conservare tutte le ricevute attestanti le spese legate al mancato utilizzo.

Parlare di risarcimento, al momento, sembra esagerato, ma vista la proporzione dello scandalo non è un’ipotesi da escludere.

Per qualunque problema e chiarimento il servizio di consulenza di Aduc è a disposizione



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