Antitrust ha sanzionato Meta (Facebook e Instagram) per pratica commerciale scorretta. 3.5 milioni che, al momento avrebbero indotto il colosso dei social a smettere di usare commercialmente i dati dei suoi iscritti e di non informare adeguatamente sulle sospensioni in caso di blocco dell’account.
“Antitrust è vivo e lotta insieme a noi”? Che, in cambio di un po’ di socializzazione e scambio di informazioni, abbiamo venduto i nostri dati a questo social… un po’ come - versione di alcuni secoli fa, ma non più di tanto - “vendere l’anima al diavolo”. Con l’aggravante che non è stato un patto tra consenzienti ma una sottrazione indebita e un abuso della fiducia degli utenti.
Sottrazione per la quale Zuckerberg dovrà sborsare 3,5 milioni, come se noi comuni mortali, per aver violato i limiti di velocità ed essere stati cuccati da un autovelox, dovessimo pagare 1 centesimo di euro.
E, infatti, è proprio qui il problema. Le sanzioni dovrebbero svolgere una funzione deterrente. Cosa che nel nostro caso non avviene, visto che manca la proporzionalità della sanzione rispetto a chi ha commesso l’illecito.
Quando e se questa inutilità del provvedimento non verrà assimilata dal nostro legislatore (responsabile degli importi delle sanzioni), sanzioni come quella odierna continueranno ad essere l’alibi di un giustiziere senza armi, Antitrust.
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