testata ADUC
Coldiretti e la carne sintetica: fantasie, invenzioni e molte 'bugie'
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Redazione
20 dicembre 2022 8:43
 
Fin dai primissimi giorni dell’insediamento, il nuovo governo si è lanciato in una sorta di guerra santa: quella contro la carne che erroneamente definisce ‘sintetica’. Le dichiarazioni dei suoi esponenti sono ormai numerose, a cominciare da quella forse più illuminante, rilasciata dal ministro Francesco Lollobrigida in un’intervista al Corriere della Sera di qualche settimana fa. Alla domanda sulla carne clonata (domanda che mette in luce la responsabilità anche dei grandi media nel diffondere informazioni sbagliate: la carne coltivata di clonato non ha proprio nulla) il ministro ha risposto parlando di cibo degenerato, un termine molto caro a certi regimi del secolo scorso.

Ma a fare da megafono a questa visione distorta della carne coltivata c’è stata, fin dai primi giorni, Coldiretti, volenterosa propagatrice di notizie prive di fondamento. Lo dimostra il suo ultimo comunicato stampa, che già dal titolo fa capire l’atteggiamento dell’associazione: “Consumi: le 5 bugie della carne Frankenstein”. Si tratta di una comunicazione emotiva, che punta solo sul terrore e sulla disinformazione. Se Frankestein era un umanoide assemblato con parti diverse, e lo era, il riferimento non ha alcun fondamento. La carne coltivata è composta da un solo ingrediente: 100% carne. Inoltre, anche se sono arrivate le prime autorizzazioni della FDA verso i nugget di carne di pollo coltivata (che però non è ancora il via libera definitivo), in Europa non ci sono dossier di approvazione firmati dall’EFSA, e quindi, in qualsiasi caso, i tempi saranno lunghi. Ma con ogni probabilità ci si arriverà. Per questo Coldiretti cerca di avvelenare i pozzi con largo anticipo.

Ma vediamo quali sono le cosiddette cinque verità sbandierate dall’associazione.

Punto 1) “La prima bugia è relativa alla presunta salubrità della carne in provetta. L’alto tasso di proliferazione cellulare può indurre instabilità genetica delle cellule sostenendo la potenziale proliferazione di cellule cancerose sporadiche”, scrive Coldiretti.
Siamo di fronte a un elenco di assurdità. La carne coltivata è realizzata a partire da cellule staminali che, crescendo, si differenziano in cellule muscolari e, a quel punto, come tutte le cellule mature, differenziate e specializzate, non crescono più, se non per il normale ricambio cellulare. È in quella fase che, formato un normalissimo tessuto muscolare nello stesso modo in cui esso si forma nell’organismo, vengono raccolte e lavorate fino a diventare nugget. Se sono cresciute su bioscheletri vegetali, possono avere già l’aspetto del filetto, di carne o di pesce. Non c’è nessuna cellula che prolifera, se non nella biologia strampalata di Coldiretti. E se anche fosse, e non è, non si capisce in che modo una cellula di animale che prolifera potrebbe indurre a proliferare a loro volta le cellule di un essere umano che la mangia. Le cellule muscolari non sono virus, non integrano il proprio DNA con l’ospite e quindi non inducono alcuna proliferazione in altre cellule. Ma insinuare che la carne sintetica potrebbe far venire il cancro è uno strumento potentissimo di dissuasione. Peccato che sia totalmente falso.

Coldiretti prosegue dicendo “Inoltre, non abbiamo finora la garanzia che tutti i prodotti chimici necessari per la coltura cellulare siano sicuri nel contesto del consumo alimentare”.
Falso: tutto ciò che si utilizza è ampiamente approvato da decenni, perché si tratta di soluzioni di sali, vitamine e fattori di crescita. La conferma è che nessuno deve chiedere autorizzazioni per usarli. Scrivendo ‘prodotti chimici’ si genera diffidenza, come se i prodotti chimici fossero qualcosa di diverso da ciò che regola tutta l’esistenza sulla Terra, e fossero negativi in sé. I prodotti chimici, di cui gli associati a Coldiretti fanno un uso più che generoso nelle loro coltivazioni e nei loro allevamenti, compresi antibiotici e fitofarmaci, non sono né buoni né cattivi. Dipende da come li si usa, e ciascuno ha le sue caratteristiche.

Il testo prosegue“A ciò vanno aggiunti i rischi di carenza nutrizionale associati al mancato consumo di proteine animali, ben documentati nella storia dell’uomo da un’ampia letteratura medica, che in particolare segnala sintomi patologici gravi e talvolta irreversibili per i bambini”.
Non si capisce perché, se non a causa delle leggi inventate della biologia distorta di Coldiretti, queste proteine animali, che non hanno nulla di diverso da quelle classiche, dovrebbero essere associate a carenze nutrizionali: qui si sfiora il ridicolo.

Punto 2: “Ma la carne Frankenstein non salva neppure l’ambiente né riduce gli impatti sui cambiamenti climatici. Secondo un recente studio condotto da un gruppo di scienziati della Oxford Martin School, gli impatti ambientali della bistecca sintetica, cui è associato un intenso consumo di energia, potrebbero provocare nel lungo termine un maggiore riscaldamento globale.
Oltre a ciò il processo di produzione della carne sintetica richiede consumi di acqua che sono di gran lunga superiori a quelli di molti allevamenti, producendo peraltro enormi quantità di molecole chimiche e organiche i cui residui sono altamente inquinanti per le risorse idriche secondo l’Inra French Institute for Agricultural Research”.

Il primo studio (di cui Coldiretti non cita la referenza, ma è stato pubblicato su Frontiers in Sustainable Food Systems nel 2019, ormai tre anni fa), in realtà, dice che l’impatto ambientale della carne coltivata dipenderà molto dalle fonti energetiche utilizzate (fossili o rinnovabili) e quindi non contraddice tutti quelli fatti finora. L’impatto in termini di consumo di acqua ed energia è inferiore anche del 90% rispetto alla carne di allevamento, per non parlare del fatto che le emissioni sono immensamente inferiori, che non esistono deiezioni e che la biodiversità non è minimamente intaccata. Tutte le agenzie che si occupano del tema dell’alimentazione, compresa la FAO, quelle che si occupano di clima, e i centri studi più prestigiosi del mondo da anni mettono in evidenza gli indiscutibili vantaggi ambientali della coltivazione cellulare. Che ha un suo impatto, ma estremamente più sostenibile di quello degli allevamenti. Citare singoli studi, o magari stralci di studi, è una tecnica classica nella quale si sono esercitati i No-Vax: confonde le idee, e porta argomenti a chi non ne ha di convincenti.

Il secondo studio, (se lo abbiamo individuato correttamente, visto che non è stato citato per esteso da Coldiretti) non è propriamente uno studio, ma un articolo pubblicato sul sito dell’Inrae, in cui si citano i vantaggi, gli svantaggi e le incertezze che circondano questo settore in rapida evoluzione. I residui chimici (nuova demonizzazione della ‘chimica’) certamente inquinano, e Coldiretti lo sa molto bene. Ma non si capisce perché stabilimenti di produzione estremamente controllati dovrebbero riversare nell’ambiente eventuali residui. Essendoci pochissimi centri attivi nel mondo, non si capisce su che cosa si basi la teoria di Coldiretti. Modelli? Misurazioni? In ogni caso, le sostanze che servono non sono né insetticidi, né erbicidi come il glifosato, né sali quali fosfati o nitrati: nulla del genere, nulla di ciò che generosamente gli allevamenti e le colture necessarie a sfamare gli animali spargono nell’ambiente.

Punto 3: “Un’altra menzogna è che la carne artificiale elimini le sofferenze degli animali. La realtà è ben diversa poiché per farla serve siero fetale bovino per la crescita alimentare in laboratorio, una coltura a base di cellule staminali di vitello. Dopo che una vacca madre è stata macellata e squartata, il suo utero, che contiene il feto, viene rimosso, scegliendo solo quelli di età superiore a tre mesi, altrimenti il cuore è troppo piccolo per perforarsi, e in tutto questo processo non viene somministrata alcuna anestesia. Avremo in futuro solo allevamenti per utilizzare feti?”
Lo splatter è un argomento che funziona sempre, anche se la realtà è differente rispetto alla tesi di Coldiretti. La lobby del mondo agroindustriale ignora che tutte le versioni più aggiornate delle carni coltivate non contengono siero fetale, ma fattori di crescita ottenuti in altro modo, quasi sempre vegetali. E sembra ignorare che bastano poche cellule prelevate con una biopsia indolore per ottenere una coltura cellulare, mentre l’animale continua la sua vita e non viene macellato. Ma descrivere le madri (che vengono allevate e poi macellate) per i loro feti impietosisce e fa molto colpo sul lettore. Se l’attenzione al benessere animale è così elevata, allora è necessario vietare qualunque tipo di studio scientifico preveda le colture cellulari visto che tutte, a oggi, usano siero fetale per favorire la crescita. Ma le carni coltivate, nella stragrande maggioranza dei casi, non li usano, proprio perché da subito ci si è posti il problema e la soluzione è stata quella di impiegare terreni vegetali o con fattori di crescita non più ricavati dai feti.
Coldiretti contesta anche il nome (corretto) ‘carne coltivata’ preferendo lo (scorretto) ‘carne sintetica’

Punto 4: “Ad ingannare è anche l’utilizzo di nomi, come ‘carne coltivata’ per costruire un ‘percepito’ che rimanda alle piante, e quindi alla terra e alla salubrità. Al contrario, la carne sintetica è prodotta a partire da strisce di fibra muscolare, che crescono attraverso la fusione di cellule staminali embrionali all’interno di un bio-reattore utilizzando le tecniche di ingegneria tessutale praticate da diversi anni nella medicina rigenerativa. Il prodotto sintetico e ingegnerizzato è dunque il risultato di un processo di laboratorio che non ha nulla a che fare con il concetto di cibo.”
Il mondo capovolto di Coldiretti si esprime anche sulla semantica, perché è lei che vuole modificare il ‘percepito’ e renderlo negativo. La discussione dura da anni e, negli Stati Uniti, ha visto anche diverse cause in tribunale. Le sentenze hanno tutte confermato che si tratta di coltivazioni cellulari. Ed è così che vengono chiamate il tutto settore e anche nelle sedi scientifiche e governative (anche in Europa). Non si tratta di un dettaglio ma, come fanno capire il titolo e l’uso della parola Frankenstein, di un fattore cruciale. Le battaglie fatte per impedire che anche i burger vegetali fossero chiamati così, come la campagna Ceci n’est pas une steak, come se il consumatore non fosse in grado di capire, sono state tutte perse. Con la carne coltivata la lotta sarà ancora più feroce, e altrettanto inutile: arriverà, e saranno i consumatori a decidere. Il prodotto non è sintetico né, tantomeno, ingegnerizzato, che significa geneticamente modificato. E tra l’altro la medicina rigenerativa salva vite, ridà la vista, permette ai grandi ustionati di continuare a vivere, solo per fare alcuni esempi.

Punto 5: “Una ulteriore bugia è che la carne sintetica possa sfamare la popolazione mondiale diventando una risorsa accessibile a tutti. Al contrario, è un affare per pochi. La tecnologia usata ha costi di ingresso elevati e rendimenti di scala crescenti: tutto il necessario per la creazione di monopoli.”
A completare il quadro, una bella dose di complottismo. Per il momento i costi sono elevati, ma a Singapore, per esempio, un piatto con tre porzioni degustazione di nugget, costa poco più di 20 dollari. Con ogni probabilità e secondo tutte le stime i costi scenderanno ancora. Ma in ogni caso: forse Coldiretti non sostiene anche produzioni alimentari costose? E forse ha soluzioni per fornire proteine a 8 miliardi di esseri viventi, o per annullare gli effetti della crisi climatica mantenendo gli allevamenti? Ha studi che sbugiardano tutte quelli fatti negli ultimi decenni da tutti gli enti di ricerca più importanti del mondo sul ruolo degli allevamenti e delle monoculture sul disastro climatico? O ritiene che, una volta arrivate alle Alpi o a Lampedusa, le conseguenze si fermino perché in Italia c’è il Made in Italy e non ci sono problemi di scarsità di cibo, ma solo tante mucche felici? E infine, è a conoscenza di progetti di legge che obbligheranno qualcuno a mangiare carne coltivata?

E per concludere: “…l’attività di allevamento non ha solo una funzione alimentare ma ha pure una rilevanza sociale e ambientale perché quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado dei territori soprattutto in zone svantaggiate”. Il comunicato si conclude con l’ultimo dei ricatti: quello sul lavoro. Si lascia capire che si perderebbero posti di lavoro e si sostiene che l’allevamento abbia una rilevanza ambientale positiva: punti di vista.
Contro la potenza di fuoco di Coldiretti si sono levate alcune voci di autorevoli scienziati ed esperti, che stanno cercando di riportare la discussione nei binari della correttezza, e dei dati scientifici. Su tutte, citiamo il comunicato congiunto di Animal Equality Italia, Animal Law Italia, CIWF Italia, Essere Animali, LAV e LNDC Animal Protection (leggi qui), che smonta le cinque bugie fornendo, quello sì, riferimenti bibliografici attendibili.

(Agnese Codignola, su Il Fatto Alimentare del 29/11/2022)

 
CHI PAGA ADUC
l’associazione non percepisce ed è contraria ai finanziamenti pubblici (anche il 5 per mille)
La sua forza economica sono iscrizioni e contributi donati da chi la ritiene utile

DONA ORA
 
 
ARTICOLI IN EVIDENZA
 
AVVERTENZE. Quotidiano dell'Aduc registrato al Tribunale di Firenze n. 5761/10.
Direttore Domenico Murrone
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS