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Dazi, economia, elezioni regionali. Il caso Toscana
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Articolo di Stefano Fabbri
4 aprile 2025 13:49
 
Tutti pazzi per i dazi. E in Toscana forse ancora di più: una regione che, per una lunga serie di motivi che cominciano con la A di agroalimentare e finiscono con la Z di zero virgola di crescita, è tra quelle che prevedibilmente più soffriranno delle gabelle imposte da The Donald.
Ma nonostante questo, pare che la questione non si ponga, anche in vista delle elezioni regionali che — a meno di sorprese — si svolgeranno tra sei mesi.

È chiaro che la Regione non ha strumenti diretti per opporsi e tantomeno trattare condizioni più favorevoli per l’export toscano verso gli Usa. Ma c’è da scommettere dieci a uno che il tema, che poi non è solo delle politiche daziarie ma di quelle economiche nel senso più ampio, sarà il grande assente nel confronto politico. E d’altra parte come potrebbe essere diversamente? Da un lato un centrodestra tutto schierato con le scelte trumpiane in ogni settore, ma ancora sotto choc per lo schiaffone inaspettato ricevuto da chi aveva confidato che il Bacio della Pantofola avesse salvaguardato il Belpaese dalle ire revansciste del presidente statunitense; dall’altro un centrosinistra che ha spesso e volentieri mitizzato la Toscana come l’inattaccabile e inossidabile fortino della bellezza, del buon vivere e del benessere. Perché turbare una sfida elettorale che può beneficiare della comfort-zone dell’ideologia con questioni così ruvide? Eppure lo scenario, già complicato da una manifattura che da 21 mesi fa registrare un dato negativo, è destinato ad arricchirsi (anzi, impoverirsi) di una difficoltà certa nelle esportazioni verso gli Usa di moda, meccanica e agroalimentare, solo per riferirsi ai settori trainanti pur senza escludere i comparti più di nicchia e non meno pesanti sulla bilancia commerciale.

Il nostro modello politico-economico risale sostanzialmente a 30 o 40 anni fa, fatti salvi gli aggiustamenti dovuti a crisi congiunturali, tra cui quella legata alla pandemia, i cui effetti possono essere considerati passeggeri rispetto ai riflessi che nel medio e lungo periodo saranno prodotti dalle politiche protezionistiche varate con la «Giornata della Liberazione» lanciata dal Giardino delle Rose della Casa Bianca. Con in più un rischio ancora più subdolo: essere tentati di pensare, con previsioni miopi, che ormai l’unica risorsa su cui puntare sia il turismo. In fondo unica voce residua che può alimentare il miraggio di una bilancia commerciale a saldo positivo, ma non in grado di reggere l’urto della contrazione sul versante industriale e addirittura più fragile, effimera ed esposta ai venti in questo momento non esattamente propizi del rapporto tra dollaro e euro. E soprattutto senza capacità di ergersi sopra il basso profilo della rendita — e del lavoro sempre più povero — che non può essere l’orizzonte per una sana e dinamica economia. L’introduzione dei dazi potrebbe paradossalmente avere un effetto positivo, almeno nella politica toscana: fare da innesco perché finalmente nel confronto in vista delle elezioni e nel dibattito pubblico irrompa la Questione Economica, finora Cenerentola dei temi considerati caldi della incipiente campagna elettorale, eppure così fondamentale. E non solo per i prossimi cinque anni di governo della Regione.

(articolo pubblicato su Corriere fiorentino - Corriere della Sera del 04/04/2025)
 
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