Ammetto di essere completamente spaesata a fronte delle prossime elezioni. Non è tanto un disagio politico, ma linguistico e lessicale.

Candidati
Qualsiasi vocabolario si consulti, il candidato, è chi aspira a quella carica presentandosi ad una competizione elettorale.
Così fosse la maggioranza dei candidati, e soprattutto dei capolista alle prossime elezioni europee non sono candidati. Loro ci mettono il nome, in alcuni casi basta davvero solo il nome, ma la carica non gli interessa. Così dalla Giorgia a Calenda, da Tajani alla Schlein abbiamo dei non candidati...
Visto che hanno ripetuto ovunque che se eletti non accetterebbero l'incarico perché incompatibile con quello che già hanno.

Giornata elettorale
Per giornata s'intende il tempo compreso tra la mattina e la sera.
Per favorire la partecipazione le prossime elezioni si svolgeranno in due giornate 8 e 9 giugno. Il decreto che indice le elezioni recita che la giornata elettorale è quella della domenica e che quel retaggio ottocentesco della giornata di silenzio è quindi sempre il sabato. 
Bene, tanto ai tempi dei social il silenzio non avrebbe avuto alcun senso pratico. Ma un decreto che testualmente scrive che si vota di sabato e di domenica e che il sabato è una anticipazione non si era mai visto.
Quindi chi andrà a votare sabato andrà in una sorta di première e con una influenza più ravvicinata e senza avere avuto più le 24 ore canoniche per smaltire la sbornia da comizi e propaganda elettorale. 

“Ceci n'est pas une pipe” recitava la didascalia della famosa pipa di Magritte, il maggiore pittore del surrealismo. L'8 e il 9 giugno non ci sono le elezioni.
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