Accidenti, che disgrazia! E' caduto il bicchiere di cristallo del servizio che la nonna ci aveva lasciato in eredità. Purtroppo, non ce ne sono più in commercio e non si può riparare.
In futuro sarà possibile.
La buona notizia arriva dall'Università di Tel Aviv (Israele) dove i ricercatori sono riusciti a realizzare un nuovo tipo di vetro che, pur mantenendo la sua trasparenza, può autoripararsi istantaneamente bagnandolo con acqua.
Il vetro è un materiale composto prevalentemente da biossido di silicio (silice) che è il principale componente della sabbia che, fusa ad alte temperature e raffreddata immediatamente, origina una massa informe che si lavora per ottenere prodotti di varia natura. Il vetro è utilizzato nell'edilizia, nell'industria automobilistica, negli utensili, negli specchi, negli occhiali, eccetera. Si può trovare anche in natura proveniente dalle eruzioni vulcaniche da cui proviene l'ossidiana, materiale utilizzato nella preistoria per ottenere armi da taglio.
Il vetro è fondamentale in diversi campi della scienza dei materiali grazie alle sue proprietà ottiche, chimiche e meccaniche uniche. E' trasparente, duro e abbastanza resistente ai danni ambientali e all'usura. Tuttavia, è fragile. Questa limitazione rappresenta una sfida per gli scienziati dei materiali, che sono alla ricerca di modi per creare nuovi materiali simili al vetro ma con migliori proprietà.
Uno studio, pubblicato sulla rivista scientifica "Nature", ha descritto i risultati della ricerca di un vetro biomolecolare autoriparabile. "Nel nostro centro studiamo la bioconvergenza e utilizziamo le meravigliose proprietà della biologia per produrre materiali innovativi" ha spiegato il professore Ehud Gazit, a capo del laboratorio israeliano. "Tra le altre cose, analizziamo sequenze di amminoacidi che sono i mattoni delle proteine. Gli amminoacidi e i peptidi, - composti da più amminoacidi - hanno una tendenza naturale a connettersi tra loro e a formare strutture ordinate con una disposizione periodica definita, ma durante la ricerca abbiamo scoperto un peptide unico che si comporta in modo diverso da tutto ciò che conosciamo: non ha formato alcun modello ordinato ma uno amorfo, disordinato che, appunto, descrive il vetro".
Un vetro biomolecolare, dunque, differente da quello tradizionale e inorganico, che conosciamo.
Il peptide è formato da una sequenza di tre tirosine (amminoacidi), che forma spontaneamente il vetro molecolare dopo evaporazione da una soluzione acquosa, a temperatura ambiente e senza bisogno di energia sotto forma di calore o di pressione. "Abbiamo realizzato lenti con il nostro nuovo vetro", dichiara il ricercatore Gal Finkelstein-Zuta, che fa parte dell'equipe universitaria. "Invece di sottoporci a un lungo processo di levigatura e lucidatura, abbiamo fatto scorrere una goccia su una superficie, della quale controllavamo la curvatura e quindi la messa a fuoco." E' stato realizzato, così, un vetro biomolecolare resistente, più trasparente del vetro ordinario e che può autoripararsi in caso di eventuali crepe. Questa scoperta rivoluzionerà l'ottica, la comunicazione satellitare, il telerilevamento e la biomedicina. "Abbiamo ottenuto tutto questo da un singolo peptide, un piccolo pezzo di proteina" conclude soddisfatto il professore Gazit.
(Articolo pubblicato sul quotidiano LaRagione del 18 Settembre 2024)
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