Media Pluralism Monitor è uno strumento di ricerca progettato dal Centro per il pluralismo e la libertà nei media che, per l'Italia ha lanciato un grido d’allarme.
"Salvaguardare l'indipendenza politica dei media è una preoccupazione urgente, data la presenza di un controllo politico diretto o indiretto sui principali organi di informazione - si legge nel rapporto -. I rischi per l'autonomia editoriale derivano da fragili garanzie regolatorie, che consentono interferenze nelle nomine editoriali".
E’ la fotografia di come funziona il servizio pubblico italiano di informazione radiotelevisiva. La Rai, ufficialmente di Stato, è invece amministrata grazie alle indicazione di una commissione di vigilanza parlamentare che è emanazione della maggioranza dello stesso Parlamento.
Consapevolezza diffusa ma solo quando fa comodo. Oggi i partiti all'opposizione del governo protestano per la censura, chiamando la Rai TeleMeloni. Gli attuali partiti oggi al governo facevano lo stesso quando erano all'opposizione.
Ovviamente qualche posticino viene concesso anche a chi non comanda, ma rimane il vizio di fondo: mancanza di indipendenza del servizio pubblico.
Finchè la Rai resterà così com’è non si potrà far altro che continuare a lamentarsi, anche perché la speranza che chi al potere possa essere coinvolto in un afflato di diritto e indipendenza è inesistente. Il potere, nell’informazione e non solo, viene utilizzato come assoluto e non come garante delle differenze e dell’indipendenza. Non solo, ma l’abuso di posizione dominante della Rai verso i suoi concorrenti, è acclarato: la Rai vive di canone e pubblicità, i privati solo di pubblicità… ma Antitrust non ci sente da quest’orecchio.
A questa situazione c’è solo un rimedio: privatizzare il servizio pubblico e assegnarlo al vincitore di una gara pubblica. Gli italiani lo avevano già chiesto alcuni anni fa con un referendum, ma è rimasto lettera morta.
E’ bene che noi sudditi, che paghiamo il cosiddetto canone per finanziare questo servizio pubblico (imposta dovuta per il possesso di un tv collegato al digitale terrestre), se ne abbia consapevolezza. Non saranno i rapporti come quello di oggi a modificare la situazione, ma solo quanto ognuno, individualmente, sarà in grado di fare per evitare di essere complice di questo abuso di potere. Da non sottovalutare, per esempio, che quasi tutto quello che oggi si può seguire sul digitale terrestre, lo si può seguire anche via Internet, dove il pagamento dell’imposta non è dovuto.
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