Ci sono quelli buoni e quelli cattivi, quelli che combattiamo con gli antibiotici e i vaccini e quelli che assumiamo come integratori. Sono i microorganismi, batteri, funghi, protozoi e virus, presenti ovunque nel nostro organismo: nell'intestino, sulla pelle, nella cavità orale e oculare, nel canale uditivo, nella bocca e narici, nei polmoni e negli organi genitali. Sono tantissimi, quasi 100 trilioni, più numerosi delle cellule che compongono il nostro organismo.
E' il microbiota, l'insieme del mondo micro che ci caratterizza .
La novità è l'attività che svolgono alcuni microorganismi nella terapia del dolore.
Una ricerca effettuata dalla University College Cork (Irlanda) – pubblicata sulla rivista scientifica "Nature" – mette in relazione il dolore intestinale con la presenza di alcuni batteri. La connessione tra l'intestino e il dolore cronico ha iniziato a concretizzarsi due decenni fa negli studi sulla sindrome dell'intestino irritabile (IBS), una condizione permanente più dolorosa di quanto il suo nome suggerisca. L'IBS è caratterizzata da dolore viscerale, che emana da organi dell'addome.
Circa 20 anni fa, gli studi sugli animali hanno iniziato a rivelare che alcuni batteri sollecitano i recettori del dolore delle cellule dell'intestino in un modo simile alla morfina. È possibile che i batteri intestinali influenzino non solo il modo in cui i neuroni trasmettono il dolore, ma anche il modo in cui quei segnali di dolore acuto diventano cronici.
Ci sono voluti anni di lavoro per individuare le connessioni tra batteri intestinali e dolore viscerale nella sindrome dell'intestino irritabile. "L'evoluzione degli studi è stata lenta nell'individuare il ruolo del microbiota intestinale" riconosce il neurobiologo dello stress, John Cryan, che ha curato la ricerca.
Gli studi hanno identificato sostanze chimiche specifiche prodotte dai batteri intestinali che possono promuovere o sopprimere il dolore. Gli acidi grassi a catena corta, che vengono prodotti quando alcuni batteri digeriscono le fibre, stimolano le cellule immunitarie a rilasciare fattori pro-infiammatori, mentre gli acidi biliari sopprimono l'attività dei nervi sensoriali. Gli effetti possono essere di vasta portata: questi metaboliti possono infiltrarsi nella circolazione attraverso il rivestimento intestinale e oltrepassare la barriera emato-encefalica, modificando la permeabilità di entrambe le strutture.
Con il tempo, i ricercatori si resero conto non solo che i batteri residenti nell'intestino potevano indurre un dolore persistente ma che il trapianto di determinati microbi da un animale a un altro poteva alleviarlo. Da allora, queste scoperte sono state replicate in altri tipi di sofferenze, come l'allodinia, un tipo di dolore nervoso derivante da stimoli deboli che in condizioni normali sarebbero innocui.
Il microbiota intestinale potrebbe persino influenzare la percezione del dolore. Cryan afferma che "gli studi sugli animali mostrano molto chiaramente che le regioni cerebrali note per essere coinvolte negli aspetti emotivi e cognitivi del dolore cambiano con le alterazioni del microbiota intestinale.
In futuro, per curare l'intestino irritabile, dovremo assumere pillole di batteri come oggi prendiamo i probiotici? E' possibile.
(Articolo pubblicato sul quotidiano LaRagione del 29 Ottobre 2024)
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