Meditare e curarsi. Fu Jon Kabat-Zinn, biologo statunitense, ad avvalersi degli insegnamenti buddisti e delle pratiche della meditazione yoga per inquadrarle nelle discipline mediche e psicoterapeutiche. La definì mindfulness, cioè consapevolezza.
La salute non è solo assenza di malattia ma è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale. Influenza il modo in cui pensiamo, sentiamo e agiamo mentre affrontiamo la vita e il modo in cui ci relazioniamo con gli altri e facciamo scelte.
Il dottor Zinn spiegò la mindfulness come "la capacità che tutti possediamo di sapere di cosa stia realmente succedendo proprio mentre succede". Questa capacità intrinseca della mente può essere affinata con la meditazione.
Il vantaggio degli aspetti meditativi basati sulla mindfulness è quello di proporre una modalità per coltivare e raffinare questa capacità innata mettendone in risalto i benefici.
La meditazione di consapevolezza si riferisce a quel momento di presenza mentale in cui tutto ciò che accade dentro e fuori di sé viene visto come è realmente, senza dolore, paura e sofferenza. Con la meditazione si disinnesca la condizione automatica e ancestrale di allarme: la presenza mentale permette di riconoscere il flusso di sensazioni, pensieri, emozioni e immagini senza identificarsi con essi sentendosi meno vincolati e più liberi nell'azione, sollecitando così un modo nuovo di relazionarsi con se stessi e la propria esperienza. Questa pratica fu adattata dal dottor Zinn per la cura del dolore cronico, poi esportata in altri contesti relativi al benessere.
Si enfatizza l'attenzione al momento presente, con la consapevolezza delle proprie percezioni corporee o dei contenuti mentali come concetti, apprensioni e ricordi.
Impegnarsi nella meditazione mindfulness appare semplice: si chiede di focalizzare la propria attenzione sul respiro e sul momento presente, senza bisogno di posture, impostazioni o apparati complessi. In parte, a causa di questa apparente semplicità, i protocolli di meditazione mindfulness, che possono essere auto-somministrati (spesso indicati come interventi di auto-aiuto), sono aumentati in accessibilità e popolarità negli ultimi anni.
La domanda sorge spontanea: può un esercizio di meditazione acquisire dignità scientifica entrando a pieno titolo nella pratica psicoterapeutica?
In uno studio pubblicato su "Nature Human Behavior" sono stati riportati test sperimentali relativi agli effetti degli esercizi di mindfulness condotti in maniera autonoma. E' stato effettuato un sondaggio tra i praticanti per identificare gli esercizi che hanno maggiori probabilità di ridurre lo stress. Sulla base dei risultati dell'indagine, è stato progettato uno studio per testare gli effetti e le condizioni sulla diminuzione della tensione. Lo studio mostra come anche brevi esercizi di mindfulness possono essere strumenti preziosi in situazioni in cui è necessaria una regolazione dell'umore a breve termine, per resistere a un esame stressante o calmarsi in un momento di rabbia.
La ricerca degli ultimi due decenni supporta l'affermazione che la meditazione mindfulness – ampiamente praticata per la riduzione dello stress e la promozione della salute – esercita effetti benefici sulla salute fisica e mentale e sulle prestazioni cognitive.
(Articolo pubblicato sul quotidiano LaRagione del 24 Luglio 2024)
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