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Obesità. Fake news, venditori di fumo e profittatori. Stato - soprattutto Rai - complice
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3 marzo 2025 12:25
 

C’è anche la giornata mondiale dell’obesità, che è domani 4 marzo. La preoccupazione maggiore è verso le persone più innocenti, bambini e adolescenti, in quanto vittime di chi dovrebbe dar loro salute e vita ma che, per costrizione o scelta sciatta e cinica, li prepara ad una vita di stenti e malsana. Ce lo dicono i numeri Unicef, 427 milioni in sovrappeso nel mondo nella fascia 0/19 anni. In Italia - dati regionali dell’Istituto Superiore di Sanità - si va dal 43,2% di obesi in Campania (in compagnia di altre regioni ovviamente del sud) alle “eccellenze” di Bolzano (15,3%) e dintorni. In Europa, l’Italia è quarta (43% ragazzi e 36% ragazze).

Al virtuosismo di alcune (poche) pubbliche amministrazioni ed enti privati che, nelle mense scolastiche, per esempio, affrontano il problema con scelte di riduzione del danno (bio o meno fa poca differenza. e inclusi alcuni divieti di distributori di merendine), a cui aggiungiamo altrettanto virtuosismo in materia sportiva, corrisponde una società che se ne frega e una sorta di suicidio delle istituzioni: far poco per evitare, facendo finta che i costi della non-salute successiva non graveranno poi su se stesse. 

Esempi a iosa. Ma ne facciamo uno solo. La pubblicità di radio e tv di Stato. Strapiene, soprattutto nelle ore valutate più seguite da bimbi e adolescenti, di pubblicità in cui fanno raccontare la bontà di merendine di ogni tipo, acque che curano e fanno dimagrire, centri benessere che allungano la vita, farmaci contro le abbuffate, financo alcolici di ogni tipo che fanno essere vere donne e veri uomini, gravati anche dal fatto che vorrebbero far sentire consapevoli i consumatori perché sono prodotti made in Italy. 
Certo, accade - e di più - sulle emittenti private, ma queste ultime, oltre alla propria etica, non hanno impegni istituzionali verso gli utenti.

Chi è causa del suo mal pianga sé stesso, verrebbe da ricordare. Oltre al fatto che abbiamo a che fare con soggetti pubblici e privati non più in grado di produrre lacrime, il problema è che il punto a cui siamo arrivati è senza ritorno. Spetterebbe alle istituzioni dare il buon esempio, ma - come nel caso della Rai - rinuncerebbe quest’ultima alla pubblicità, limitandosi a quella istituzionale? Per carità, come farebbe a pagare i cachet di Sanremo e dintorni e quindi fare concorrenza agli altri, visto che è questa la sua impostazione piuttosto che un servizio pubblico per il benessere a 360 gradi dei contribuenti?


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