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Pali fiorentini  
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Articolo di Gian Luigi Corinto
12 febbraio 2025 12:22
 
 Vlad Draculea, figlio del drago, detto anche Vlad Tepes, cioè Vlad l'Impalatore, fu tre volte principe di Valacchia, tra il 1448 e il 1476. Qui a Firenze era tempo di Rinascimento, si ornava e abbelliva la città, nella Transilvania romena piacevano i pali. Il Principe Dracula infilava per le terga i nemici sconfitti su alti pali uccidendoli tra atroci tormenti. Fermò anche l'invasione dei turchi, un benemerito della difesa dell'Occidente. Dopo quasi mezzo millennio, a Firenze si aggira un altro Tepes, un impalatore della città. Il fatto è che non si sa chi è, né se si aggira di notte indossando un nero mantello e sguainando feroci denti canini succhiasangue. Di certo esiste, ci sono le prove. Non usa più il legno, ma il ferro, avrà fatto un patto, o un ordine d'acquisto, con una delle molte compagnie straniere che si alternano per tentare di produrre il ferro che serve per salvare Piombino e impalare Firenze. 

A che servono i pali in città? A un sacco di cose, come reggere cartelli stradali, sostenere i fili della tranvia, dividere i pedoni dalle auto, transennare con catene piazze troppo libere alla circolazione disordinata dei turisti. Ebbene, i pali servono, ma perché così tanti? Può essere sacrosanta la polemica contro i pali in Piazza Stazione piantati per fare un capolinea che sarà rimosso, ma non si ha ricordo di qualcuno che abbia pronunciato una parola contro la selva di pali piantati per sostenere la miriade dei cartelli stradali che ci sono a Firenze. A ogni incrocio stradale, in ogni marciapiede, lungo i muri di molti edifici, nell'asfalto, tra le pietre delle strade più antiche, la selva di pali fiorentini è forte e aspra e selvaggia. Ogni cartello un palo, e per di più alto quasi tre metri, oltre l'altezza dei semafori. Divieto di svolta a destra? un palo. Divieto di sosta? un altro palo. Dovo sono il mercato e il parcheggio? ancora altri due pali, e così via.   

I pali con cartelli sono così tanti che i cittadini hanno cominciato a farne buon uso. C'è chi li firma o ci appiccica sticker pubblicitari per sé e per gli altri, rendendoli illeggibili, senza troppo danno però, tanto servivano solo a fare confusione. C'è chi li ha trasformati in oggetti d'arte come ha fatto il creativo francese Clet, prima condannato per invasione di suolo pubblico poi apprezzato come artista vero. 

Di recente, è stata aggiunta la variante paletto in acciaio, impreziosito da un giglio rosso. Questi splendenti paletti inox contornano le nuove aiuole spartitraffico costruite a lato dei binari del tram. Meno male che non ci sono catene, ma veramente ne servivano così tanti? Insomma, Firenze si merita di essere impalata senza sosta? Almeno il Principe Dracula impalava i nemici, non i propri sudditi.

 
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