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Rai delle mie brame. Baruffe chiozzotte
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10 luglio 2024 13:25
 
 
Quella che alcuni chiamano la maggiore impresa culturale del nostro Paese, la Rai, torna puntualmente al centro delle polemiche politiche quando qualcuno reputa che non abbia fatto quanto avrebbe dovuto fare. 
Casus belli: i risultati delle elezioni in Francia che, l’attuale minoranza parlamentare, reputa siano state poco e male seguite dai servizi di Stato. Dove questi ultimi, sempre secondo la cosiddetta opposizione, sarebbero molto di Governo e poco di Stato. Lo slogan che gira è “TeleMeloni”. E, ovviamente, si parla di riforma.

Gestione della maggioranza parlamentare
Il fatto è che finché la Rai avrà un indirizzo politico-redazionale deciso dalla Commissione di vigilanza parlamentare (risultato della maggioranza del Parlamento), non potrebbe essere altrimenti. E finché le nomine di dirigenti e giornalisti saranno consequenziali, non potrà essere altrimenti. 
E infatti, i partiti che oggi sono opposizione, quando non erano tali, non è che si comportavano in maniera diversa dall’attuale maggioranza. 
Si sa, l’occasione fa l’uomo (e la donna) ladro, per cui c’è poco da sperare da un qualche afflato di democrazia ed equità da parte di chi sa che ha in mano il potere decisionale.

Privatizzare il servizio
Per evitare queste lamentele, c’è solo una soluzione: staccare il servizio pubblico di informazione radiotelevisivo dalla gestione politica e affidarlo al più bravo e al più o meno economico che vinca una gara. 
Per farlo occorre che la gestione non sia un ente come oggi, ma un privato. E, per rendere economicamente accattivante la partecipazione alla gara,  occorrerebbe rimediare al notevole costo di oggi che, per esempio, vede quattro diverse testate giornalistiche (tg1, tg2, tg3 e RaiNews24) a svolgere la stessa funzione e un numero ancora maggiore di canali che “intrattengono” (sport incluso) gli utenti.

Abolire il canone
Decisione che, inoltre, potrebbe portare all’abolizione dell’imposta di possesso di un tv, il cosiddetto canone, con cui oggi si finanzia gran parte del servizio. Servizio che non è molto diverso da quello dei concorrenti, dove questi ultimi vivono quasi esclusivamente di pubblicità e devono competere con una Rai che, invece, ha canone e pubblicità… in conclamata posizione di abuso di posizione dominante. Antitrust? Sordo a qualunque sollecitazione.

Sono forse queste le questioni che vorrebbero affrontare le opposizioni di ieri e di oggi, i governanti di oggi e quelli di ieri? Giammai. A questi nostri politici sembra solo che interessi la gestione dell’esistente. Per cui, se oggi fanno i paladini per l’indipendenza e l'obiettività del servizio pubblico, lo fanno solo strumentalmente… ché quando a comandare ci fossero loro, avremmo solo le fazioni invertite.


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