Oggi tecnici, impiegati, operai e quadri della Rai scioperano per chiedere il rinnovo del contratto di lavoro ed esternare i dubbi che hanno sulle prospettive aziendali ed economiche del loro datore di lavoro, con attenzione anche al modo di riscossione del canone che, dal 2025, non dovrebbe essere più preteso tramite bolletta elettrica.
Crea un certo disagio, in noi utenti di un servizio che siamo obbligati a pagare (il canone è obbligatorio per il solo possesso di un tv collegato al digitale terrestre, anche se non si guarda mai la Rai), perché paghiamo per un servizio che non ci viene reso e che, a differenza di quando per esempio un treno non parte anche per sciopero, nessuno ci rimborserà la quota parte.
Un aspetto che ci colpisce è che tra le rimostranze degli scioperanti c’è la critica al fatto che vengono vendute quote di Rai Way per supportare il piano industriale e, quindi, uno dei rari comportamenti da azienda che agisce come se fosse parte di un mercato, viene vissuto come pericoloso per il proprio posto di lavoro. Al pari delle rimostranze perché talvolta i servizi vengono appaltati ad aziende esterne e la Rai ha meno bisogno di maestranze interne, col rischio di un ridimensionamento delle maestranze stesse. Insomma, sembra che dicano questi dipendenti, non c’era lo Stato “in-fallibile” a garantire tutto, che c’entra il mercato?
Ci domandiamo se questo sia compatibile con una struttura che è concepita per erogare un servizio pubblico che deve essere deciso e garantito da una politica dedita più che altro a logiche spartitorie che al destino industriale e culturale della Rai.
E da qui la domanda di rito: sta la Rai, con l’attuale assetto “aziendale”, erogando un servizio di informazione pubblica? Non è quest’ultimo schiavo di logiche aziendali che, strutturalmente, non è in grado di gestire? Perché il servizio pubblico sia di Stato e non di governo (erogato per tutti senza la pesante dipendenza dalla maggioranza del governo di turno) non sarebbe meglio un’azienda totalmente privata che vince una gara, e che di conseguenza gestirebbe le problematiche lavorative al pari di una qualunque azienda di mercato?
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