Bello il rapporto presentato da Mario Draghi all’Ue sulla competitività. E ora?
Che se ne farà la presidente della commissione Ursula von der Leyen, con un esecutivo in cui sembra che con alti incarichi di responsabilità ci sarà anche chi, come l’attuale ministro italiano Raffaele Fitto, non l’ha votata? E con una istituzione come il Consiglio europeo, oggi guidato dall’Ungheria sovranista e putiniana di Victor Orban. Consiglio che vota all’unanimità e i cui componenti sono i rappresentanti dei singoli Stati che, per dovere, devono fare gli interessi del proprio Stato di appartenenza e non dell’Unione.
Insomma, un contesto in cui tra chi sarà nella Commissione e chi ha poteri di veto, abitualmente dicono e fanno tutto il contrario di ciò che auspica il rapporto Draghi. Ovviamente non tutto, ma basta anche solo una cosa… tutto si blocca.
Non solo, ma la commissione uscente (von der Leyen 1) è quella che ha accettato il disegno di legge votato dall’Italia per la proroga dell’occupazione delle spiagge demaniale da parte dei balneari (2), proposta dal ministro futuro commissario Fitto e, quindi, sicuramente accettata anche dalla von der Leyen 2. Una commissione quindi che inizia accettando una violazione di legge riconosciuta tale anche dalle massime autorità giudiziali comunitarie… cosa promette… di dare battaglia (contro il Consiglio) per cercare di realizzare qualcosa di quanto indicato nel rapporto Draghi? Suvvia….
A questo punto, la parola spetta ai politici che, al di là dei pronunciamenti “ma quanto è bravo Draghi” dovranno darsi da fare per modificare l’Ue dalla radici. E se i politici non ce la fanno (in poco tempo, per carità) la parola spetterebbe agli elettori in un contesto istituzionale che, dopo le urne, non dovrebbe ovviamente essere uguale a quello precedente. Chi riforma l’Ue? Draghi, nel suo rapporto, dice che oggi per approvare anche uno spillo minimo ci vogliono 19 mesi… che si fa?
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