Una nota di Istat e Bankitalia fa sapere che la ricchezza media delle famiglie, nel 2022, è in calo del 12,5%, con un calo dell’1,7% rispetto al 2021.
Non potrebbe essere altrimenti, visto che venivamo dal covid (che c’era ancora) ed eravamo in una delle più terribili crisi energetiche grazie all'invasione russa dell’Ucraina (febbraio 2022).
Non sono dati drammatici, tutto sommato, pur ricordandoci che ricchezza media vuol dire, per l’appunto, media, dove c’è chi ha 100 e chi ha 1. E non a caso, secondo Istat, sempre nel 2022 la povertà era in aumento al 9,7%.
Non abbiamo dati omogenei di confronto col 2023, ci sono solo quelli di Caritas che indica un allarme povertà per il 24,4% della popolazione. Un paragone non regge.
La domanda che dobbiamo farci è se, politiche 2023 e prospettive 2024 riusciranno ad invertire la tendenza al peggioramento e in che termini. Ci sono i dati dell’inflazione sempre in calo da quel periodo, ma solo per il notevole ridimensionamento dei prezzi energetici dopo che l’Ue è riuscita a fare a meno degli approvvigionamenti russi.
E quindi, dov’è il miracolo italiano per cui non siamo, più di quanto già non si sia (comunque in crescita), tutti in coda alle mense caritatevoli? Nella permanente evasione fiscale che, pur se in calo, non dà segni di ravvedimento.
Il problema è se chi ci governa e chi fa l'opposizione al governo ne siano consapevoli. A parole… siamo inondati di fiumi, nei fatti siamo messi male. Soprattutto perché la lotta all’evasione non si fa solo con la digitalizzazione e il muso duro del potere, ma facendo capire ai contribuenti che le imposte convengono e che si possono versare senza morire di fame. Questo implica maggiori liberalizzazioni e meno presenza dello Stato. Ovunque: dalle imprese ai servizi, fino all'informazione.
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