Nella conferenza stampa Usigrai, che ha promosso lo sciopero di oggi dei giornalisti Rai, il segretario di questo sindacato ha auspicato che i partiti siano tenuti fuori dalla Rai, ed ha rilevato che il canone oggi di 70 euro l’anno non è sufficiente per finanziare quella che lui chiama una delle più grandi industrie culturali del Paese e, siccome il grosso del finanziamento della Rai (sempre secondo lui) finirebbe nella fiscalità generale, questo implicherebbe un controllo del governo sull’azienda.
Crediamo che non sia chiaro come funziona la Rai: canone basso o meno, fiscalità generale predominante o meno, la Rai è sempre controllata dai partiti che hanno la maggioranza in Parlamento, dove esiste una specifica commissione i cui componenti sono proporzionali al potere dei partiti, così come deciso dagli elettori e così come sono rappresentati in Parlamento. Per cui, anche voler i partiti fuori dalla Rai è uno slogan vuoto. La legge prevede il contrario.
Ha l’Usigrai una proposta di riforma del servizio pubblico di informazione?
Non ci risulta.
Nello stesso tempo il nostro sindacato, lamentandosi del canone troppo basso, auspica che lo stesso sia aumentato, ché così - a suo avviso - ci sarebbe maggiore libertà sindacale e di opinione in Rai.
E i contribuenti/utenti, quelli che, oltre i tanti che sono evasori fiscali del canone (che è un’imposta sul possesso di un tv collegato al digitale terrestre), pagano perché rispettano le leggi, ma che è ben noto farebbero a meno di finanziare la Rai? Non esistono… alla faccia del documento Usigrai di convocazione dello sciopero dove, per restare in tema, troneggiava un “la Rai è di tutti”.
Ricordiamo solo un paio di cose.
I problemi sindacali dei giornalisti all’interno della Rai, mediamente non interessano gli utenti del servizio e pagatori del canone. Questo vuol dire che, pur se ogni rivendicazione sindacale ha di per sé valore (e auspichiamo che i soldi che chiedono in più li ottengano), quando si va ad intrecciare i propri interessi personali con quelli presunti pubblici, occorre che questi ultimi siano noti e non frutto di un proprio convincimento.
Noi sappiamo che agli utenti il pagamento del canone non va per niente giù. E sappiamo che quando i cittadini sono stati chiamati con un referendum per dire come vorrebbero la Rai, hanno chiesto che fosse privatizzata e il servizio pubblico fosse affidato ad un’azienda dopo una gara d’appalto.
Tutto questo non compare nelle dichiarazioni e nei progetti di cui Usigrai ci ha reso edotti.
Non è nostra intenzione parteggiare per la Rai contro Usigrai e viceversa… allo stato, nonostante i grandi proclami, sono affari loro. Ci interessa solo far capire come stanno le cose, dal punto di vista dei contribuenti e degli utenti del servizio.
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